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Villaggio Potemkin

Le rotazioni del mercato e il divorzio tra Fomo e Tina


Al di là delle rotazioni interne, in ogni caso, gli indici sembrano avere un solido baricentro che dovrebbe continuare a funzionare anche nei prossimi mesi. Questa solidità è impermeabile all'inflazione, anche perché le imprese, in un contesto di crescita sia pure intermittente hanno buon gioco nello scaricare a valle gli aumenti dei costi. Solo un aumento marcato dei tassi, in proporzioni tali da compromettere la crescita dell'economia, potrebbe mettere in discussione il baricentro. Il mercato scommette però, con ragione, sul fatto che le banche centrali rimarranno deliberatamente dietro la curva. Se l'inflazione scenderà, bene. Se non scenderà, si farà qualcosa, ma meno di quello che sarebbe necessario per fermarla.

Gli aumenti dei tassi previsti per l'anno prossimo provocheranno una modesta contrazione dei multipli che sarà però compensata dalla crescita degli utili. In pratica gli indici non dovrebbero allontanarsi molto dai valori attuali. Quanto alle rotazioni, i difensivi verranno premiati in presenza di nuove ondate pandemiche e conseguente rallentamento della crescita, mentre il resto del mercato, e in particolare i ciclici, verrà premiato nelle fasi di tregua della pandemia, che saranno accompagnate da rimbalzi ancora forti della crescita.

L'andamento più laterale degli indici e il ridursi progressivo dell'ampiezza del mercato hanno già iniziato a produrre il divorzio tra i due acronimi che hanno sintetizzato la fase di grande rialzo delle borse, Fomo e Tina. Fomo infatti se ne è andato per la sua strada e ci ha lasciato, Tina è invece rimasta con noi. La rincorsa ai rialzi (la fear of missing out di Fomo) è sempre meno visibile o ha comunque il fiato più corto di una volta. La mancanza di alternative all'azionario (il there is no alternative di Tina) rimane invece il tema dominante. Tina funziona perfino nel reddito fisso, dove gli investitori dedicati, talvolta sovvenzionati dalle banche centrali come nel caso delle banche ordinarie, comprano comunque titoli ad ampio rendimento negativo perché non hanno alternative. Il caso più clamoroso è quello dei Bund, che offrono un rendimento tuttora negativo pur in presenza di un'inflazione tedesca sopra il cinque per cento.

La forza del baricentro delle borse è tale che potrebbe reggere abbastanza bene perfino di fronte ai due rischi maggiori che sono oggi percepibili, quello di un conflitto tra Russia e Ucraina e quello di una crisi energetica conclamata in Europa.
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