La
lotta politica in America sarà particolarmente intensa nelle prossime settimane. Il Senato riscriverà molti capitoli della legge di bilancio appena approvata dalla camera bassa e non è chiaro se ne ridimensionerà la portata espansiva o se, al contrario, la amplierà accogliendo, come è stato spesso negli ultimi anni, qualche richiesta di spesa da parte dei democratici. Si raggiungerà poi di nuovo il tetto all'indebitamento e assisteremo ancora una volta, probabilmente, alla chiusura di alcuni uffici e servizi federali. Si parlerà di rischio di default per il debito. Tutto già visto mille volte, ma certo non il meglio che possa capitare a un mercato obbligazionario già teso di suo.
Passata l'estate la crisi dei bond potrà ridimensionarsi se l'inflazione da tariffe si sarà dimostrata contenuta e se la crescita dell'economia non avrà subito colpi.
L'amministrazione Trump promette, per l'autunno, nuovi tagli di spesa. Più probabile sarà l'allentamento dei limiti all'acquisto di titoli governativi da parte delle banche.
Le variabili in gioco sono molte e includono la geopolitica, con il rischio non trascurabile di un attacco all'Iran. Le valutazioni azionarie, tuttora piuttosto elevate, fanno pensare a una fase di consolidamento più che a una ripresa del rialzo in tempi brevi. Verso fine anno, tuttavia, si comincerà a parlare seriamente di un programma di tagli dei tassi da parte della Fed, i dazi saranno alle spalle e l'amministrazione americana si concentrerà sugli aspetti più graditi ai mercati, come la deregulation.
Nel frattempo
molta attenzione continuerà a essere rivolta ai mercati emergenti. Hanno valutazioni interessanti, sono sottopesati nei portafogli e traggono beneficio dal dollaro più debole.
(Foto: © gguy/123RF)
"