Facebook Pixel
Milano 14:59
33.761,12 +0,07%
Nasdaq 2-mag
17.541,54 0,00%
Dow Jones 2-mag
38.225,66 +0,85%
Londra 14:59
8.231,12 +0,72%
Francoforte 14:57
18.054,18 +0,88%

OCSE conferma aumento disuguaglianze regionali, Italia sacrificata con Sud Europa

L'organizzazione ha analizzato la condizioni di reddito all'interno di uno stato ed in relazione agli altri Stati ed ha verificato che esistono delle tendenze ben precise

Economia
OCSE conferma aumento disuguaglianze regionali, Italia sacrificata con Sud Europa
(Teleborsa) - Negli ultimi vent'anni sono cresciute le disparità di reddito all'interno dei singoli Stati, mentre si sono ridotte le differenze fra Paesi. Lo rileva il Regional Outlook 2023 dell'OCSE pubblicato stamattina, segnalando che esistono almeno quattro traiettorie di crescita/eguaglianza. In generale, un gruppo di Paesi con una crescita superiore alla media OCSE (Belgio, Danimarca, Francia, Svezia, regno Unito e Stati Uniti)) ha visto le disuguaglianze crescere di più di un gruppo di Paesi del Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna e Portogallo) in cui la minor crescita dei redditi è correlata ad un contesto di debolezza dell'economia.

"I diversi percorsi tra paesi - afferma l'Organizzazione - dimostrano che l’aumento delle disuguaglianze regionali non è inevitabile e che, con il giusto contesto politico, è possibile affrontare le disuguaglianze di lunga data".

La maggior parte delle regioni metropolitane, sia di grandi che di medie dimensioni, risuota avvantaggiata rispetto alle altre regioni, grazie alla presenza di infrastrutture condivise, servizi pubblici di qualità e miglior equilibro fra lavoratori e posti di lavoro. Queste aree- sottolinea l'OCSE - registrano un PIL pro capite superiore di circa il 32% rispetto ad altre regioni. A questi vantaggi però corrispondono anche degli svantaggi legati al sovrappopolamento come la carenza di alloggi, la congestione e così via.

L'OCSE rileva inoltre che molte aree restano indietro non solo in termini di reddito, ma anche in termini di benessere generale. Esistono differenze regionali significative, ad esempio, nell'accesso e nella qualità dei servizi pubblici e delle infrastrutture. Se da un lato questi influiscono direttamente sul benessere, dall’altro risulta difficile colmare il gap ed attrarre e trattenere le persone, le competenze e gli investimenti necessari per spezzare un circolo vizioso di stagnazione e declino.

I dati provenienti dalle autorità di regolamentazione di 26 paesi OCSE mostrano un persistente divario tra zone rurali e urbane nelle infrastrutture digitali. In media, un terzo delle famiglie nelle zone rurali non ha accesso alla banda larga ad alta velocità e solo 7 paesi OCSE su 26 hanno garantito l’accesso a una connessione ad alta velocità per almeno l’80% delle famiglie rurali. Queste lacune nell’accesso digitale fanno sì che queste aree avranno difficoltà a beneficiare delle nuove opportunità di lavoro a distanza e di telemedicina che potrebbero aiutarle a compensare la mancanza di connettività fisica a posti di lavoro e servizi.

Gli sforzi per aumentare la produttività nelle regioni in ritardo di sviluppo saranno fondamentali per affrontare la geografia delle disuguaglianze di lungo termine. In questa direzione giocano un ruolo le differenze regionali nella qualità delle infrastrutture, nell’accesso alle competenze, nelle ricadute dell’innovazione, nella finanza, nei mercati e negli investimenti. Tuttavia, una maggiore produttività non si traduce automaticamente in migliori risultati occupazionali. Le politiche basate sul territorio devono avere una base ampia per garantire che sostengano sia la produttività che la crescita dell’occupazione.

Un certo grado di disuguaglianza a livello regionale è inevitabile. Tuttavia, la geografia delle disuguaglianze sta diventando profondamente radicata, con dimensioni e costi economici, sociali e politici che stanno diventando sempre più difficili da ignorare: la sottoperformance dei Paesi con più disuguaglianze comporta un costo fiscale e sociale, mettendo a dura prova la capacità dei governi locali di fornire un accesso adeguato ai principali servizi pubblici e alle infrastrutture e minando anche la fiducia nel governo centrale.

"Le recenti crisi globali e l’urgenza di adattarsi ai mega-trend hanno accresciuto la necessità di quadri politici più agili e flessibili", sottolinea l'OCSE, che ha presentato tre diversi scenari di sviluppo al 2045. "Questo rapporto - afferma - propone una tabella di marcia politica per colmare il ritardo nelle regioni arretrate e stagnanti, sostenendo al contempo la prosperità nelle regioni più dinamiche".

L'OCSE elenca cinque priorità: garantire l’accesso ai principali servizi pubblici e alle infrastrutture; aumentare la produttività e la competitività; fornire le giuste competenze e opportunità di lavoro; migliorare la qualità dei sistemi di governance a più livelli; rafforzare la capacità a livello nazionale e subnazionale. Queste azioni si basano e integrano la Raccomandazione OCSE del 2023 sulla politica di sviluppo regionale, che fungerà da bussola per aiutare i governi ad attuare un’efficace politica di sviluppo regionale basata sul territorio.
Condividi
```