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Signori, la Rot[tam]azione!

Facite ammuina! Finalmente si cambia: per combattere la corruzione si faranno ruotare i dirigenti: basta con le incrostazioni di interessi, le competenze gelosamente custodite, per fare pulizia basta fare confusione

C’è un secondo aspetto, ancora più delicato: il sistema delle opere pubbliche si è trasformato in un sistema di concessione completa, per costruzione e gestione pluriennale. La ragione teorica è che le opere pubbliche devono essere preferibilmente cofinanziate dai privati, con il cosiddetto project financing: un po’ perché lo Stato non ha abbastanza soldi per finanziarle interamente e poi perché si ritiene che il “mercato” abbia una razionalità superiore a quella politica. In queste condizioni, il Ministero delle infrastrutture si è legato le mani: va a rimorchio delle grandi imprese che vogliono fare solo grandi lavori, da realizzare in concessione e da gestire a pedaggio. Si fanno solo terze corsie su autostrade già in concessione e nuove tratte autostradali da costruire ex novo affidandole ai costruttori-concessionari: è un sistema a “tubo chiuso”, anche quando servirebbero lavori di ammodernamento più modesti della rete viaria e ferroviaria esistente.

In queste condizioni, la politica si è fatta mettere in un angolo: i denari pubblici servono a cofinanziare i progetti dei privati che poi si arricchiscono con la esazione dei pedaggi. Naturalmente, lo Stato avrebbe il diritto di ritornare in possesso della infrastruttura al termine della concessione, ma va avanti di proroga in proroga, scambiandola con lavori di miglioria.

Di tutto questo, naturalmente si è discusso solo di sfuggita in questi giorni: meglio chiudere gli occhi, proclamare al mondo intero che stavolta si fa sul serio e che bisogna sconfiggere la corruzione, sapendo benissimo che la questione non è fare nuove leggi, riscrivere per la centesima volta il famoso codice degli appalti, che dalla riforma Merloni è stato riscritto, integrato e derogato decine di volte per aggiustarlo alle esigenze del caso. Il codice è stato stravolto per consentire questo sistema misto di costruzione e gestione in concessione, dove lo Stato cofinanzia gli interessi privati ed i cittadini pagano i pedaggi. Lo stesso vale per gli areoporti e le tariffe areoportuali, ma anche qui nessuno parla.

Stavolta si proclama al mondo intero che la colpa sarebbe del solito funzionario di lungo corso, che bisogna far ruotare i dirigenti: serve fare confusione, accontentare l’opinione pubblica offrendole in pasto qualche testa. Ruoteranno i dirigenti, nessuno sarà più nello stesso posto per anni, non ci saranno più né incrostazioni di interessi, né trattative riservate né tantomeno segreti. Ne basta uno solo, quello di Pulcinella: “Gli affari sono affari”.

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