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Pensioni da Favola

Come calcolare cosa avremo tra quarant'anni, mentre sbagliamo anche il PIL del 2016

E' la passione degli economisti cercare di prevedere il futuro. Mentre non si riesce ad avere una previsione decente del PIL per quest'anno, né della inflazione, è stata predisposta una piattaforma informatica in grado di proiettare quello che sarà la pensione futura, tra trent'anni o quaranta, sulla base dei contributi previdenziali versati oggi e della normativa vigente. E ci dice come cambierà se verseremo di più per via di una migliore retribuzione o in meno se si dovesse perdere il lavoro per qualche tempo: una favola!

Vorrebbe essere un esercizio che induce i lavoratori iscritti alla responsabilità, alla fedeltà previdenziale, ma potrebbe avere conseguenze assai più complesse. Basta guardare al passato: chi è andato di recente in pensione, con circa 42 anni di contributi o una età che supera i 66 anni, dovrebbe fare un salto all'indietro nel tempo, cercando di ricordare che cosa era l'Italia ed il Mondo quando ha iniziato a lavorare: i dipendenti pubblici potevano andare in pensione con vent'anni di anzianità, prendendo la metà dell'ultimo stipendio. Ma, siccome c'era una inflazione altissima, a due cifre, si prendeva anche l'indennità di “scala mobile” che era indivisibile e superava di valore lo stesso stipendio. L'economia cresceva al ritmo del 4%. Poi, il recupero dell'inflazione fu abolito e questa cadde rapidamente. C'erano le industrie di Stato, tutte le banche erano pubbliche, c'era l'Unione Sovietica, il Muro di Berlino ed il Comecon, una sorta di Wto dei Paesi socialisti, mentre in Cina Mao Tse Tung lanciava la Rivoluzione culturale. In Italia dominavano la scena la Democrazia Cristiana ed il PCI, mentre in America Reagan doveva ancora arrivare.

L'economia è cambiata radicalmente: tra computer, internet e globalizzazione, niente è rimasto uguale. Ci sono state crisi finanziaria a ripetizione, regimi politici che sembravano eterni sono crollati miseramente, mentre per contare le guerre non bastano le dita delle mani. La lira non c'è più, siamo entrati nell'euro, ed anche questa moneta sembra assai zoppicante. La vita media si è allungata, la popolazione mondiale si è accresciuta enormemente, mentre i prezzi di talune merci sono addirittura ridicoli: oggi ci sono telefonini a meno di 30 euro, che corrispondono a 15 mila delle vecchie lire, quando nel 1990 i primi telefonini TACS costavano più di un milione di lire. Parlare degli stipendi di allora fa rabbrividire: chi guadagnava un milione di lire al mese si poteva considerare ricco, mentre oggi con 500 euro di pensione minima si fa la fame.

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