Questa storia della sovranità condivisa, del grande progetto europeo al cui interno siamo tutti più forti ed ancor più liberi è una farsa. Lo hanno sperimentato da anni i governi, obbligati in materia di politiche di bilancio prima al rispetto del Trattato di Maastricht ed ora al Fiscal Compact: ma era il rigore applicato agli altri, e dunque queste regole automatiche, questa robotizzazione dei comportamenti politici per rispettare regole tecniche astratte andava benone. Senza capire che una austerità senza se e senza ma, in un momento di recessione mondiale, sarebbe stata catastrofica ed avrebbe recato danni a tutti: cittadini, imprese e banche.
Ora, finalmente se ne è accorta anche la Banca d'Italia che questo è un sistema in cui nessuno è più responsabile di nulla, che il tempo trascorre senza che vi sia l'obbligo di provvedere: i problemi delle banche italiane si trascinano irrisolti per mesi se non per anni, in una panoplia di competenze frammentate e di continui ritardi.
La Banca d'Italia ha sempre difeso e sostenuto l'euro, l'Europa e questo sistema di poteri indipendenti dalla politica democratica, come lo sono la Commissione europea e le banche centrali nazionali, che si sono fatte uno Statuto su misura nel Trattato di Lisbona. Nessun organo politico può dare loro istruzioni. Ma, ora, è vittima di un sistema che si sta dimostrando dannoso anche per lo stesso sistema bancario.
E' stato lo stesso Governatore Visco, nel corso delle Considerazioni finali, ad ammettere finalmente che i danni provocati da questa recessione, sono stati peggiori di quelli determinati dalla Seconda Guerra mondiale: “Per l'economia italiana sono stati gli anni peggiori della sua storia in tempo di pace. Le conseguenze della doppia recessione sono state più gravi di quelle della crisi degli anni Trenta. Dal 2007 al 2013 il PIL è diminuito del 9 per cento; la produzione industriale di quasi un quarto; gli investimenti del 30 per cento; i consumi dell'8. Ancora oggi nel nostro paese il prodotto è inferiore di oltre il 7 per cento al livello di inizio 2008; nel resto dell'area lo supera del 5”.
E di chi è la colpa? Possibile che nessuno si ricordi delle politiche fiscali demenziali che abbiamo subito, del pareggio strutturale di bilancio anticipato rispetto alla tabella di marcia di tutti gli altri Paesi, che venne richiesto al Governo Berlusconi nell'estate del 2011 proprio dai Governatori della Banca d'Italia e dalla Bce, con una lettera a doppia firma, Draghi e Trichet? Nessuno si ricorda del decreto Salva Italia? Doveva servire per calmare i mercati, ed invece ci ha affondati senza misericordia.
Ed erano presenti in prima fila, ad ascoltare il Governatore Visco, proprio Mario Draghi e Mario Monti, coloro che sarebbero dovuti salire sul palco per spiegare le loro ragioni, di fronte a questo disastro.
La costruzione europea è stata inadeguata. Questo è quello che dice Visco: “Non altrettanto tempestiva e adeguata è stata la risposta alla crisi dei debiti sovrani avviatasi nell'area dell'euro nel 2010, dopo che era emersa la reale situazione dei conti pubblici in Grecia. Al ritardo ha contribuito l'incompletezza della costruzione europea, priva di istituzioni per la gestione di crisi finanziarie degli Stati membri”.
Visco continua: “Per difendere la sostenibilità dei debiti pubblici le politiche di bilancio assumevano un orientamento restrittivo nei paesi che avevano concordato programmi di assistenza e in quelli che temevano per l'accesso ai mercati finanziari; un analogo orientamento veniva adottato anche da altri paesi, Germania inclusa. L'assenza di un bilancio comune impediva un'azione sovranazionale che compensasse il forte impulso pro-ciclico delle politiche nazionali. In Italia le condizioni macroeconomiche si deterioravano rapidamente, ben oltre le proiezioni nostre e dei principali organismi internazionali. Per il biennio 2012-13, a gennaio del 2012 prevedevamo un calo del prodotto dell'1,5 per cento (dello 0,4 in uno scenario meno sfavorevole); in estate la stima della riduzione passava al 2,2 per cento; a consuntivo si registrava una diminuzione del 4,5 per cento. Al risultato contribuivano la decelerazione del commercio internazionale e il crollo della fiducia nelle prospettive dell'area dell'euro, che amplificavano gli effetti della stretta creditizia e della correzione di bilancio.” E' stato un massacro: hanno distrutto un Paese, senza neppure rendersi conto delle conseguenze delle decisioni imposte all'Italia.
Ma anche quando si è trattato di cambiare le regole sulla Vigilanza bancaria, per centralizzarla a Francoforte sulle banche sistemiche, si sono ripetuti gli stessi errori. Ecco che cosa dice Visco: “In una congiuntura sfavorevole sono stati sottovalutati i rischi della transizione.” Ed ancora: “Oggi, nel nuovo assetto europeo gli interventi in caso di crisi sono affidati a una molteplicità di autorità e istituzioni – nazionali e sovranazionali – tra loro indipendenti, con processi decisionali poco compatibili con la rapidità degli interventi. Manca una efficace azione di coordinamento.”
In passato, invece, il sistema era assai più efficace, come lo stesso Governatore ha riconosciuto: “L'efficace gestione di una crisi richiede tempi assai rapidi e certi, una stretta cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti, una chiara definizione delle responsabilità e delle priorità. Sono queste le modalità che in passato hanno consentito in Italia di superare fasi di tensione, anche gravi, senza danni per i risparmiatori e per il sistema creditizio nel suo complesso”.
Non sono parole nostre, ma del Governatore della Banca d'Italia. Anche lui se n'è accorto: abbiamo creato un Mostro, chiamato Europa.