C'è un primo punto chiaro: il sistema politico, nessun partito escluso, non vuole rimanere con il cerino in mano di fronte all'elettorato.
Ma c'è una seconda questione, ancor più delicata: la Banca d'Italia viene buttata giù dal piedistallo. Il suo ruolo di intoccabile sacerdote laico di ciò che è giusto e che è buono per l'Italia viene messo in discussione.
Sulla politica bancaria, come pure sul risanamento fiscale e sulle riforme strutturali, in vista delle decisioni che si dovranno prendere in futuro anche a livello europeo, il vento sta cambiando.
Il mondo politico, a cominciare dall'Italia, non ci sta più a fare da scolaretto discolo, che poi deve pagare per tutti. A farsi bacchettare da organi tecnici che non sembrano in grado né di valutare a pieno quanto accade sotto i loro occhi nel mondo bancario e le conseguenze nefaste di tante loro decisioni.
E' dovuto intervenire il Presidente del Parlamento europeo, l'italiano Antonio Tajani, per mettere in luce l'arbitrio che verrebbe compiuto dalla Vigilanza di Francoforte, che ha messo in pubblica consultazione un Addendum in cui si prevede che dal prossimo 1° gennaio tutte le banche debbano coprire in due anni le sofferenze non garantite ed in sette anni quelle con garanzia.
Non spetta alla Vigilanza della Bce prendere decisioni di carattere normativo, che invece spettano alla competenza congiunta del Parlamento europeo e della Commissione. L'adozione di questo criterio contabile e prudenziale sarebbe estremamente nocivo per l'economia italiana e per le nostre banche.
Il segnale è chiaro: le Banche centrali hanno la loro piena autonomia operativa, ma non sono incontrollabili ed onnipotenti.
Bankitalia e Vigilanza Bce: si spara sul pianista.
Sono sotto pressione, e siamo solo agli inizi.
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