Poi ci sono le due Banche venete (Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca) liquidate anch'esse a metà del 2017, con i crediti in bonis ceduti a Banca Intesa per 1 euro simbolico, insieme a tutti i depositi, mentre la Bad Bank è rimasta sotto la gestione pubblica.
Ma soprattutto c'è da capire che cosa sia successo al Monte dei Paschi di Siena, nazionalizzato nell'ottobre scorso dopo che erano falliti i tentativi di ricapitalizzazione sul mercato.
Ci sono di mezzo diversi miliardi di perdite degli azionisti, tenendo conto anche del fatto che Montepaschi era quotato in Borsa e che aveva compiuto più di una ricapitalizzazione dopo aver beneficiato dei Tremonti e dei Monti bond. Ci sono state perdite pure per gli obbligazionisti subordinati, spesso piccoli risparmiatori e correntisti: bisogna capire se le ricapitalizzazioni che ci sono state, come pure le emissioni obbligazionarie volte a rafforzare indirettamente il capitale, siano state autorizzate avvertendo correttamente il mercato dei rischi che si correvano.
E, poi, c'è la vicenda ancora precedente, relativa alla acquisizione di Antonveneta da parte di Montepaschi, a metà del 2008, per 9 miliardi di euro: una somma molto superiore ai 6 miliardi di valutazione compiuta appena pochi mesi prima dal Banco Santander, che l'aveva comprata insieme ad altri asset da ABN-Amro. Praticamente, fu con i denari del Monte dei Paschi che Santander pagò una parte consistente dei suoi impegni assunti con l'opa, lanciata insieme ad altri partner su ABN-Amro.
L'operazione di acquisizione venne autorizzata da Banca d'Italia, così come fu il Tesoro ad autorizzare la Fondazione Monte Paschi ad effettuare l'acquisto. Fu un paradosso, visto che si era sempre sostenuta la necessità che le Fondazioni bancarie dovessero diversificare i propri impieghi.
Sin dalle prime sedute della Commissione di inchiesta c'è stato un continuo tiro al piccione contro gli organi tecnici, vigilanza bancaria e sorveglianza del mercato. Si tratta di capire chi sapeva, che cosa sapeva, che cosa è stato comunicato da un organo all'altro e se le informazioni sulle irregolarità e le situazioni di rischio siano state comunicate con la dovuta chiarezza.
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