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Più muri per tutti

La globalizzazione divide le nazioni al loro interno e sgretola i vecchi partiti

Il sistema internazionale, commerciale e finanziario, è sempre fortemente squilibrato: i tassi di cambio inadeguati portano alcuni Paesi ad accumulare ancora avanzi commerciali strutturali ed altri ad indebitarsi in continuazione; i tassi di interesse manipolati dalle banche centrali, immettendo liquidità senza alcun limite, distorcono gli investimenti, inducono alla assunzione di rischi straordinariamente elevati ma non adeguatamente prezzati; creano una bolla dei valori degli asset non giustificata dalla loro redditività.

Prima ancora di una nuova crisi finanziaria, che nessuno può prevedere quando avverrà, è la globalizzazione economica e finanziaria a creare enormi difficoltà politiche in Occidente, dappertutto: nessuno più crede alla narrazione secondo cui il benessere cresce solo con una maggiore apertura dei mercati. Anche gli Usa, che avevano sostenuto i Trattati TPP sul Pacifico e TTIP con la Unione Europea, si sono ritirati.

Solo la Cina prosegue imperterrita, con la sua strategia di globalizzazione imperiale, la Belt and Road Initiative, guidata passo passo dal Governo e dal Partito comunista cinese: le sue aziende devono rispettare gli indirizzi politici. Il mercato non può essere guidato solo dal profitto.

In Occidente, ed anche in Europa, gli squilibri continuano ad essere enormi, con conseguenze politiche rilevanti: l'abbattimento di ogni barriera ai movimenti di merci, di capitali e di persone, non è sostenibile. Anche il mantra dell'accoglienza nei confronti dei migranti si sta dimostrando inaccettabile.

Ed è stato così che anche in Germania non si è riusciti a formare un governo di coalizione, dopo ben due mesi di trattative dopo le elezioni di settembre scorso. Le ragioni sono tante, ma soprattutto una: porre o meno un limite ai ricongiungimenti familiari di coloro che hanno ottenuto l'asilo. La verità è che anche i tedeschi si sono scoperti nel complesso indifesi rispetto a questo fenomeno di immigrazione incontrollata: è un pessimo segnale, visto che proviene dal Paese che ha avuto la crescita economica più forte dell'intero Occidente. La crisi delle banche tedesche è appena un ricordo, mentre l'attivo commerciale ha superato l'8% del PIL: un record mondiale, che si spiega con la debolezza dell'euro determinata dalla enorme liquidità immessa dalla BCE.

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