C'è un muro di insofferenza, anche in America, che contrappone da una parte la classe media e quella operaia, sempre più impoverite, dal mondo che gira intorno alla Silicon Valley ed a Wall Street.
In Gran Bretagna è accaduto lo stesso. La Brexit è stata determinata dal risentimento della maggioranza degli elettori nei confronti degli immigrati dall'Europa, aumentati in modo spropositato dopo la crisi: provengono dalla Spagna, dall'Italia, dai paesi dell'est, ben sapendo che avranno un welfare di sostegno se non trovano lavoro. E gli Inglesi non ci stanno a pagare l'indennità di disoccupazione anche agli stranieri. Sono stati contrari alla Brexit soprattutto coloro che abitano a Londra, e che beneficiano dei traffici finanziari della City messi a rischio dall'uscita dall'Unione.
Anche in Inghilterra, dunque, la globalizzazione ha favorito alcuni e non altri, ha creato classi sociali che hanno interessi diversi, cittadini che hanno ben poco in comune. C'è un muro interno, che li divide.
Il caso della Catalogna, che ha chiesto la indipendenza dalla Spagna, e quelli del Veneto e della Lombardia in Italia che hanno chiesto con un referendum maggiori poteri e soprattutto di trattenere una maggior quota del reddito prodotto, sono altrettanto emblematici: ognuno tira la coperta dalla sua parte. Gli altri, le aree povere, si devono arrangiare.
Sono saltate le regole di tutela universale, i meccanismi di riequilibrio territoriale, i criteri di solidarietà sociale: chi può va avanti, chi non può rimane abbandonato.
La globalizzazione ha acuito le differenze, ha aumentato le distanze, ha creato nuovi muri tra i cittadini: non sono solo economici e finanziari, ma culturali e sociali. E soprattutto politici: i vecchi partiti si sgretolano.
La globalizzazione divide le nazioni occidentali al loro interno e sgretola i vecchi partiti.
Più Muri per tutti.
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