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Fuori dal gorgo

Gli italiani possono farcela

Per quanto riguarda il comparto immobiliare, sempre la Banca d'Italia ha rilevato che nel terzo trimestre del 2017 è diminuita la quota di operatori che segnala pressioni al ribasso sulle quotazioni immobiliari. Nel confronto con la precedente rilevazione gli indicatori segnalano un rafforzamento della domanda: il numero di potenziali acquirenti è aumentato, i margini di sconto sul prezzo inizialmente richiesto dal venditore e i tempi di vendita hanno registrato un calo. Il tempo che intercorre tra la messa in vendita e l'operazione è sceso infatti dai quasi dieci mesi del 2015 ai 7,5 mesi di quest'anno, mentre lo sconto rispetto al prezzo richiesto dal venditore si è abbattuto dal 16% al 10%. I mutui ipotecari hanno continuato a finanziare una quota assai ampia delle compravendite, intorno all'80 per cento. Anche il rapporto fra prestito e valore dell'immobile è rimasto su valori ciclicamente elevati, superiori al 70 per cento. Non va tutto bene, ma la situazione sta migliorando.

Anche i conti con l'estero stanno andando bene, non solo per la componente commerciale. Nei dodici mesi terminanti a settembre 2017, il saldo di conto corrente ha registrato un avanzo di 46,8 miliardi di euro (il 2,7 per cento del PIL), rispetto a 43,8 miliardi nello stesso periodo del 2016. Il miglioramento è dovuto all'incremento dell'avanzo dei redditi primari (a 9,1 miliardi, da 1,1), solo in parte compensato dalla diminuzione del surplus delle merci (da 60,0 a 56,9 miliardi). In pratica, gli italiani non fanno solo soldi vendendo all'estero, ma anche investendo all'estero.

Per quanto riguarda i movimenti di capitale, nel conto finanziario le acquisizioni di attività nette sull'estero sono risultate, nei dodici mesi terminanti in settembre 2017, pari a 61,9 miliardi. Il saldo positivo per investimenti di portafoglio per 116,2 miliardi, è risultato da acquisti netti di titoli esteri da parte di italiani per 98,5 miliardi e da vendite nette di titoli italiani da parte di non residenti per 17,8 miliardi. Il risultato è stato in parte compensato da quello negativo per investimenti diretti (-7,0 miliardi) e di altri investimenti (-42,5 miliardi). Gli stranieri abbandonano l'Italia, mentre gli italiani investono all'estero: la colpa è dei tassi di interesse troppo esigui, e tutti vanno alla ricerca di rendimenti migliori. Ma il risultato è che l'Italia è sempre meno indebitata verso l'estero: la sua posizione finanziaria netta è infatti passata da un indebitamento di 320 miliardi di euro, registrata alla fine del primo trimestre 2016, ad un indebitamento di 143 miliardi di euro del secondo trimestre di quest'anno. Il debito netto verso l'estero si è dimezzato.

Si investe poco in Italia, è vero, ma almeno il flusso delle rendite finanziarie è positivo: guadagnamo investendo all'estero più di quanto paghiamo per gli investimenti fatti dagli stranieri in Italia. Stiamo diventando un popolo di rentier, alla ricerca di occasioni, anche se le commissioni pagate ai Fondi esteri sono un costo molto elevato.

Non tutto va bene, ma neppure tutto va male.

Dobbiamo trovare una strategia a lungo termine, dopo le batoste di questi anni.

Gli Italiani possono farcela.

Fuori dal gorgo.

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