E' di moda colpevolizzare gli Italiani, soprattutto per la bassa crescita economica. Non parliamo poi degli altri vizi nazionali, che ci vedrebbero in fondo a tutte le classifiche di merito, innanzitutto per via dell'evasione fiscale e del familismo amorale, sinonimo politicamente corretto di mafiosità.
E' ridicolo, è vero, un
PIL che cresce dello 0,1% nel 2019 e che aumenterebbe dello 0,4% nel 2020. Ma in realtà la bassa crescita dipende dalle
scelte sbagliate di politica economica e finanziaria.
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C'è un punto fondamentale, da correggere: le
Famiglie italiane pagano le tasse, ma gli
interessi sul debito pubblico vengono incassati prevalentemente dal sistema finanziario.
Tutto parte dalla
politica dell'avanzo primario del bilancio pubblico, ovvero dalla
somma prelevata con le imposte che serve a pagare una quota degli interessi sul debito pubblico, che ha un effetto recessivo sull'economia reale.
Da quasi trent'anni, lo
Stato preleva con le imposte dall'economia reale più risorse di quante non ne spende poi per le retribuzioni dei dipendenti, le pensioni, gli acquisti di beni e servizi e gli investimenti. Invece di avere un moltiplicatore economico positivo, per via delle spese pubbliche finanziate in deficit, abbiamo un demoltiplicatore strutturale.
L'
avanzo primario mostra una
riduzione per il 2019 all'1,3% del PIL e per il 2020 all'1,1%, mentre nel 2021 e 2022 si prevede un aumento all'1,3% e 1,6%. Il deficit di bilancio serve solo a finanziare la restante quota degli interessi, quella che non viene pagata con le imposte.
L'economia reale contribuisce, attraverso la spesa per gli interessi sul debito pubblico, ai profitti del sistema finanziario.
Poiché il
debito pubblico è detenuto da Residenti in Italia per una percentuale che oscilla tra il 70% ed il 75%, mentre la
quota complementare è detenuta da Non Residenti, ciò significa che una identica percentuale di interessi va ad arricchire i conti di Banche, Assicurazioni, Fondi Previdenziali e di Investimento che hanno in portafoglio i titoli di Stato italiani.
Nel solo
periodo 2009-2019, le spese per interessi sul debito pubblico italiano sono state pari a
773 miliardi di euro, mentre il
debito è
aumentato di 553 miliardi: la differenza, pari a 220 miliardi, è l'avanzo primario accumulato, la quota degli interessi pagata con le imposte.
La
minaccia dello spread è strumentale: è la
clava che viene usata dalla "speculazione" per farsi pagare bei soldoni, ma che fa comodo a tutti i detentori di titoli di Stato italiani. Guardate i conti delle Banche: mentre non danno niente ai correntisti, a cui fanno pagare ogni servizio di pagamento, incassano invece gli interessi sui titoli di Stato. Titoli che comprano, ovviamente, con i depositi dei correntisti.
E' il caso che le
Famiglie italiane tornino a comprarsi direttamente i titoli di Stato, incassando loro gli interessi.
Se potessero poi pagare le imposte versando titoli al valore nominale, si abbatterebbe lo spread, perché ci sarebbe una forte pressione ad acquistarli.
Nel
1996, le Famiglie italiane detenevano titoli di Stato italiani per un controvalore di 352 miliardi di euro e depositi bancari per 547 miliardi, su un totale di 1.957 miliardi di attività finanziarie e di 4.473 miliardi di ricchezza netta.
Venti anni dopo, nel 2007, le Famiglie italiane detenevano titoli obbligazionari complessivi per 314 miliardi e depositi bancari per 1.361 miliardi, su un totale di 4.374 miliardi di attività finanziarie e 9.743 miliardi di ricchezza netta.
Nel
secondo trimestre di quest'anno, le "Famiglie e le istituzioni senza fine di lucro al servizio delle Famiglie" detenevano depositi bancari a vista per 981 miliardi di euro ed altri depositi bancari per 441 miliardi. per un totale di 1.422 miliardi di euro. Ma detenevano titoli pubblici per appena 138 miliardi di euro, su un totale di 4.315 miliardi di attività finanziarie.
Alla stessa data, le Banche e le altre istituzione finanziarie e monetarie detenevano titoli pubblici per 778 miliardi, gli Altri Intermediari finanziari per 68 miliardi e le Imprese di Assicurazione ed i Fondi pensione per 319 miliardi. All'estero erano detenuti titoli pubblici per 598 miliardi di euro.
Siamo in un
sistema di doppia intermediazione: le
Banche gestiscono praticamente tutte le risorse liquide delle Famiglie che investono in titoli di Stato, considerati impieghi altrettanto liquidi: a fronte di 981 miliardi di depositi a vista delle Famiglie, detengono 778 miliardi di titoli pubblici.
Le
Banche devono tornare a raccogliere il risparmio e fare credito, non vivere con i proventi del sistema dei pagamenti pagati dai correntisti ed incassare la rendita dei titoli di Stato. La smetterebbero finalmente di frignare, visto che oggi sarebbero loro a "salvare l'Italia comprando il debito pubblico".
Le
Banche tornino al credito e lascino i titoli di Stato alle FamiglieI Finti Tonti e la Rendita di Stato.
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