Cancellare i titoli in portafoglio, se anche se ciò non fosse vietato dal Trattato europeo, comporterebbe comunque una
perdita patrimoniale per la BCE e le singole banche centrali, visto che al passivo rimarrebbe immutato il volume della liquidità immessa sul mercato al momento dell'acquisto.
La perdita andrebbe coperta utilizzando il capitale e le riserve iscritte nel passivo dello stato patrimoniale della
Banca d'Italia: ma queste ammontano a soli 26,1 miliardi di euro, mentre il
Fondo rischi è di altri 28,2 miliardi. La somma di queste due poste, pari a 54,3 miliardi, è ampiamente inferiore ai 95,2 miliardi di titoli pubblici italiani acquistati tra marzo e settembre 2020 con il programma PEPP. La Banca d'Italia avrebbe un capitale negativo: e fa sorridere la sola idea di chiedere ai partecipanti di ricostituirlo.
D'altra parte, come è accaduto con il Qe, anche stavolta
i titoli sono per la gran parte iscritti nei bilanci delle singole Banche centrali in quanto è messo a loro carico il rischio di un default del creditore. Quelli messi a carico direttamente alla BCE fanno riferimento al suo capitale, che però è stato sottoscritto dalle singole Banche centrali proporzionalmente al peso di ciascuno Stato nell'economia dell'Eurozona.
Anche il capitale della BCE sarebbe intaccato. Un primo pasticcio ne crea un altro più grosso.
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