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"Zero spread" per evitare il caos

La BCE deve assicurare la convergenza dei tassi di interesse nell'Eurozona


Le operazioni di Qe, di acquisto di titoli del debito pubblico sul mercato secondario (PSPP) che sono state adottate a partire dal 2013, come quelle in corso con il PEPP, sono maldestre, perché vengono effettuate sulla base di un astratto principio di neutralità: i titoli sono stati comprati in proporzione alla partecipazione delle singole Banche Centrali Nazionali al capitale della BCE. In pratica in proporzione al PIL di ciascun Paese aderente all'Eurozona.

Si affermava, per giustificare il Qe, che l'obiettivo era quello di assicurare la stabilità della moneta (che corrisponde ad un livello di inflazione vicino ma non superiore al 2% annuo): in realtà si trattava di contrastare la deflazione che derivava dalla politica fiscale enormemente restrittiva. E, ciononostante, la speculazione continuava ad imperversare.

La BCE sarebbe dovuta intervenire selettivamente, per evitare che i titoli pubblici dei Paesi che facevano i "compiti a casa" come la Grecia, la Spagna e l'Italia venissero massacrati.

Comprando tutti i titoli indistintamente, il livello generale dei tassi è precipitato sotto lo zero, soprattutto per i titoli più solidi come i Bund.

Bisognava solo limare gli spread ingiustificati: l'effetto dei tassi negativi è stato devastante, perché gli investitori si sono visti tosati di quote del loro capitale, finanziando loro i prenditori.

Il sistema bancario europeo ha cominciato ad azzerare i tassi sui depositi e ad avere difficoltà a mantenere intatto il loro valore nominale, visto che tutti gli impieghi istituzionali e gli stessi depositi ulteriori rispetto alla riserve obbligatorie presso la BCE avevano ormai un tasso negativo. E la liquidità in Euro immessa dalla BCE ha preso spesso la via del dollaro.

Ora che la FED ha deciso per una politica monetaria più restrittiva, la BCE è nel panico. Se ne segue l'indirizzo senza adottare altri accorgimenti, schizzerebbe in modo incontrollabile l'aumento degli spread sui debiti pubblici europei, che già ora si manifesta in modo generalizzato, con quello dei BTP italiani stabilmente ormai su quota 130/140 punti base rispetto ai 90 dello scorso inverno.
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