La industrializzazione del Mezzogiorno, che puntava ad innescare un ciclo economico che partiva dalle industrie di base, con nuovi centri siderurgici subì una stasi irreversibile: si immaginava di realizzarne addirittura un Quinto Centro a Gioia Tauro, dove non c'era né disponibilità di energia per mandare avanti gli impianti né tanto meno una industria meccanica che utilizzasse l'acciaio prodotto, così come già accadeva per il
Quarto Centro dell'Italsider di Taranto, e mentre per il
Terzo Centro di Bagnoli si prevedeva di realizzare un ulteriore treno di laminazione a caldo. Fu smantellato prima ancora di entrare in esercizio. Anche
la petrolchimica entrò in crisi, e l'industria automobilistica dovette allestire modelli che consumavano sempre di meno.
La vita sociale ne fu stravolta.
Anche se è difficile ritrovare in giro i giornali dell'epoca, i ricordi sono netti nella memoria di coloro che vissero quei giorni: sui cartelloni stradali, stampati in bianco e nero, campeggiava un grande telefono con la didascalia: "
Se i prezzi aumentano, chiama il Governo!".
Ed ancora: la edizione del Telegiornale fu anticipata di mezz'ora, alle 20; furono soppressi gli ultimi spettacoli delle 23 al cinema; furono introdotte le "
domeniche a piedi" con la
circolazione ammessa a targhe alterne, pari e dispari. Da allora, il risparmio energetico si trasformò in un mantra.
L'
economia europea, che era cresciuta senza soste nei due decenni precedenti, negli Anni Cinquanta e Sessanta, aumentando di competitività rispetto gli Stati Uniti,
ne fu stroncata. Dopo aver subito la
crisi del dollaro del 1971, con la sua svalutazione e l'introduzione di dazi all'importazione,
quella del 1973 fu una batosta: si entrò in una fase di
stagflazione. L'aggiustamento industriale e sociale ai nuovi costi energetici fu un processo lungo e penosissimo.
A mezzo secolo di distanza, 49 anni per l'esattezza, tutto sembra ripetersi: l'assedio di Kiev da parte delle truppe russe, entrate in Ucraina alla fine di febbraio scorso, ripetono lo schema del capovolgimento di fronte subito nel 2014, sette anni prima, quando il governo filorusso di Yanukovich fu spodestato dalla sommossa popolare di Euromaidan. Anche stavolta,
tutti sapevano che per la Russia la situazione in Ucraina era diventata insostenibile come lo era stata per l'Egitto la perdita del Sinai nel 1967: era una terra che gli era sempre appartenuta, e che non poteva restare ancora nelle mani di Israele, da sempre spalleggiato dagli Usa.
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