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Gravi Danni Collaterali

Pandemia, inflazione, guerra in Ucraina: anche il mercantilismo all'italiana è arrivato al capolinea


Siamo in una fase di stallo.

La politica monetaria della Bce non può essere più espansiva, perché altrimenti verserebbe altra benzina sulle fiamme dell'inflazione che già arde con aumenti dei prezzi alla produzione superiori al 20% ed aspettative di crescita anche del 7% nel 2022 di quelli al consumo.

Le politiche fiscali, già ampiamente espansive nel biennio 2021 per contrastare gli effetti della crisi sanitaria sull'economia, si trovano alle prese con la necessità di contenere il deficit per non aggravare le tendenze inflattive e per non esasperare il rapporto debito/PIL, ingigantitosi per via degli eventi del biennio precedente a causa del concomitante aumento delle spese pubbliche in disavanzo e della caduta del prodotto.

C'è un terzo elemento di cui tener conto: le politiche economiche dell'Unione europea, e quelle dell'Italia in particolare, sono state orientate al perseguimento degli obiettivi del NGUE attraverso i PNRR: verso la transizione energetica e quella digitale. Gli investimenti sono dunque prevalentemente orientati all'incremento delle fonti di energia rinnovabile, solare ed eolico in primo luogo. A livello europeo, la cosiddetta tassonomia della transizione energetica considera comunque compatibili ancora l'uso del gas e del nucleare in tutta questa fase. Per quanto riguarda l'Italia, si considerava fermo il sistema degli approvvigionamenti in essere.

La decisione strategica assunta a livello europeo e condivisa dal governo italiano di non dipendere più dal gas russo nel più breve tempo possibile ha dunque cambiato il quadro di riferimento degli approvvigionamenti energetici in essere: occorre innanzitutto aumentare quelli di gas metano che provengono dall'Algeria e dal Kazakhistan, ed aprire al GNL proveniente dal Qatar e dagli Usa con investimenti per nuovi rigassificatori e per le strutture interne di distribuzione. In pratica, occorre rivedere l'intera strategia di transizione energetica elaborata in precedenza, ivi compresa quella del passaggio all'auto elettrica entro il 2035: la riduzione del reddito disponibile delle famiglie per via della inflazione in atto e le incertezze sul futuro rendono assai poco verosimile anche l'obiettivo della sostituzione del parco automobilistico esistente con altre vetture ibride o full-electric che, nonostante i contributi pubblici, sono molto più care rispetto a quelle dotate di motori a combustione interna.
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