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Gravi Danni Collaterali

Pandemia, inflazione, guerra in Ucraina: anche il mercantilismo all'italiana è arrivato al capolinea


Per l'Italia, il ritorno in negativo del saldo commerciale complessivo sull'estero, che è stato di -0,9 miliardi per l'area Ue e dei citati -4,2 miliardi per l'area extra-Ue, è dunque un segnale di allarme pericolosissimo: l'andamento dei prezzi all'importazione non è recuperabile a livello interno né con nuovi tagli ai costi ed ai salari né con incrementi di produttività. Le imprese con il conto economico strutturalmente in rosso per via dei costi aumentati, chiuderanno.

Mentre l'attenzione dei media è tutta concentrata sulle vicende della guerra in Ucraina, occorre cominciare a stimare gli effetti per l'Europa, e per l'Italia in particolare, di questo conflitto che si verifica in un momento estremamente difficile.

Già all'inizio di gennaio c'era un vivissimo allarme per l'andamento dell'inflazione dei prezzi all'importazione e per le difficoltà di approvvigionamento di una serie di prodotti: dal gas ai fertilizzanti, dal grano ai minerali usati dalle industrie, tutti andavano contemporaneamente fuori scala.

In Italia, come del resto in tutta Europa, veniva già ad essere pregiudicata la previsione dl un ritorno ai livelli di produzione pre-pandemia: il rimbalzo dei primi mesi del 2021 si era cominciato ad affievolire già durante l'estate per via dell'aumento dei prezzi alla produzione che cominciavano ad incidere sulla attività industriale e della contrazione della disponibilità di reddito delle famiglie.

Il conflitto in Ucraina comporta una serie di conseguenze: il venir meno, per via delle sanzioni alla Russia, dell'export verso quel Paese; la prospettiva di dover trovare approvvigionamenti energetici alternativi rispetto al gas attualmente proveniente dalla Russia, con incertezze crescenti circa la continuità degli approvvigionamenti in corso; la carenza di una serie di prodotti finora importati dalla Russia e dalla Ucraina, sia per il blocco dell'export già deciso per ritorsione verso i Paesi ostili che per oggettive difficoltà dei trasporti dall'area interessata al conflitto. Non c'è più solo un problema di prezzi in aumento, dal grano ai fertilizzanti come rilevato in precedenza, ma anche di indisponibilità sul mercato: c'è la prospettiva è quella di un razionamento di questi prodotti.
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