Se all'aumento dei tassi già previsto dalla BCE per questo mese di marzo, dello 0,50%, si aggiungesse anche la decisione di avviare la riduzione del portafogli di titoli (
Quantitative Tightening), si inciderebbe ulteriormente sul ritmo di crescita della liquidità M3: vendendo i titoli pubblici comprati con il Qe e con il PEPP, si ritira moneta dal mercato.
Come se non bastasse, la BCE ha già effettuato una operazione straordinaria di assorbimento dei depositi bancari eccedenti la riserva obbligatoria: le banche non hanno più ampie scorte di liquidità inutilizzata.
Le
conseguenze di un Qt sarebbero pesantissime per tutti: non solo si alzerebbero i tassi di interesse sui titoli dei debiti pubblici di nuova emissione, ma ci sarebbero perdite enormi sui titoli già detenuti da banche, assicurazioni, fondi di investimento e singoli risparmiatori.
Le perdite, già oggi, sono rilevantissime:
i titoli italiani a 30 anni hanno perso il 30% del valore nominale.
Anche i bilanci delle singole Banche centrali avranno perdite: per vendere titoli di Stato che rendono meno del tasso di mercato significa che dovranno incassare somme inferiori al loro valore nominale. Già la Bundesbank ha accusato perdite per 1 miliardo di euro per tener conto del livello dei prezzi delle obbligazioni sul mercato, e per coprirle è dovuta ricorrere agli accantonamenti del Fondo rischi.. Anche per Banca d'Italia la situazione potrebbe essere problematica.
Ancora troppe incertezze: è rischioso ridurre l'inflazione strangolando i mercati BCE: una nuova, pericolosa Exit Strategy?
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