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Le riforme sbarcano in aula al Senato. Cambia l'elezione al Colle

Politica
Le riforme sbarcano in aula al Senato. Cambia l'elezione al Colle
(Teleborsa) - Le riforme costituzionali sbarcheranno oggi pomeriggio in Aula del Senato, dopo circa un mese di patteggiamenti in Commissione Affari Costituzionali, che questa questa mattina dovrebbe concludere definitivamente l'esame del testo nato da un accordo fra la maggioranza, Forza Italia e Lega.

L'agenda. Se tutto procedesse secondo i tempi e senza intoppi, Palazzo Madama avrà tempo fino al 16 luglio per presentare gli emendamenti, in concomitanza con il viaggio del Premier Matteo Renzi a Bruxelles, che offrirebbe una sponda per affermare che il governo italiano sta facendo sul serio. Poi, il testo dovrebbe essere licenziato entro il venerdì successivo dal Senato, per approdare in commissione Affari costituzionali alla Camera entro la fine di luglio, con l'obiettivo di far approvare definitivamente il testo in Aula a settembre. Trattandosi di legge costituzionale, dovrà esserci una doppia approvazione delle due camere non prima di tre mesi e sempreché non sia stato fatto alcun cambiamento a Montecitorio. Renzi conta di concludere l'iter delle riforme costituzionali entro fine anno, al massimo entro gennaio 2015, per riuscire a sottoporre la riforma costituzionale a referendum, come previsto dalla legge.

Cosa cambia per il Senato? Finisce il bicameralismo perfetto avuto sino ad oggi con un Senato non elettivo ed espressione delle autonomie regionali, anche se ancora deve essere approvata la procedura di elezione dei rappresentanti in seno ai consigli regionali.

La riforma del titolo V concerne anche le autonomie locali (articolo 117), ridisegnando il panorama delle autonomie di regioni, province e comuni, istituendo la figura delle città metropolitane ed affidando alle regioni maggiori competenze.

Cambia l'elezione del Presidente della Repubblica, per la quale viene modificato il quorum stabilendo la maggioranza assoluta solo dalla nona votazione. Oggi, la legge prevede la maggioranza dei due terzi sino al terzo scrutinio e quella assoluta dal quarto in poi, mentre la nuova legge prevede la maggioranza di due terzi sino al terzo, quella dei tre quinti dal quarto all'ottavo scrutinio e quella assoluta dal nono scrutinio.

Modificato anche l'iter del referendum, per il quale viene innalzato il numero delle firme richiesto per indirlo da 500 mila a 800 mila, ma viene abbassato il quorum: oggi serve la partecipazione del 50% degli avanti diritto per la validità, mentre dopo servirà il 50% di coloro che hanno votato alle precedenti elezioni politiche. Limitazione anche alla proposizione del referendum che dovrà riguardare una intera legge o una sua parte che abbia carattere normativo autonomo (non sarà più possibile cancellare dettagli per riscrivere il testo di una legge).
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