(Teleborsa) - Si invertono le parti tra due degli Istituti Centrali più importanti al mondo. Ora che la
Banca Centrale Europea sembra aver
rotto il ghiaccio con gli stimoli, la
Federal Reserve stringe i cordoni con il
tapering, ormai agli sgoccioli.
Non tutti i banchieri centrali statunitensi, però, ritengono che la Fed abbia azzeccato le tempistiche di uscita dagli stimoli monetari. Qualcuno si è spinto anche oltre, invocando un nuovo taglio del costo del denaro.
Secondo il Presidente della Fed di Minneapolis
Narayana Kocherlakota, l'Istituto statunitense ha largamente mancato i propri target su inflazione e mercato del lavoro (un tasso di disoccupazione al 6,2% è "inaccettabilmente alto", ha precisato). Inoltre i costi di rifinanziamento restano ancora elevati e il Paese non sta sfruttando in modo appropriato le proprie risorse produttive.
Fino a quando i prezzi (che, secondo Kocherlakota, difficilmente saliranno nel breve periodo attorno al target Fed del 2%) continueranno ad essere così bassi, l'economia a stelle e strisce viaggerà sotto il proprio potenziale.
Questo conferma, conclude il Governatore, che
gli attuali tassi di interesse sono troppo alti.
Kocherlakota, che quest'anno è membro votante del Federal Open Market Committee (il FOMC, braccio armato della Fed), si conferma dunque una delle colombe più agguerrite dell'Istituto americano.