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Nuove strategie per le Banche scozzesi, in caso di uscita dal Regno Unito

Economia
Nuove strategie per le Banche scozzesi, in caso di uscita dal Regno Unito
(Teleborsa) - Piuttosto che rischiare la perenne incertezza sul futuro della Scozia, "le banche vorrebbero dare il via al processo di delocalizzazione a prescindere dalla decisione, semplicemente per annullare il rischio di essere in ritardo su un’eventuale separazione della Scozia dal Regno Unito", lo ha detto Chirantan Barua, analista di Sanford C. Bernstein. Il rischio è diventato "irreversibile", e una mossa costerebbe alle banche fino a 1,6 miliardi di dollari ciascuna.

I principali gruppi finanziari scozzesi, RBS e Lloyds, sono stati supportati dal governo britannico nei loro piani di salvataggio seguenti alla crisi del 2008 e hanno comunicato di avere già un piano di emergenza. Lloyds Bank ha detto in un comunicato l’intenzione di creare una nuova entità giuridica in Inghilterra, in caso di vittoria del "Si" al voto referendario, mentre RBS ha detto che un tale risultato renderebbe necessaria una nuova domiciliazione.

"La questione della localizzazione potrebbe ripresentarsi nei prossimi anni, quindi è del tutto concepibile che, a tempo debito, le istituzioni bancarie scozzesi cambino la loro registrazione in Inghilterra", ha detto Ian Gordon, analista di Investec a Londra.

RBS, che ha radici scozzesi risalenti al 1727, ha detto in una dichiarazione che "ci sono una serie di significative incertezze derivanti dall’esito del voto referendario, che potrebbe ripercuotersi sui rating internazionali, così come il paesaggio monetario, giuridico e fiscale cui è soggetto".

"Per questo motivo RBS ha intrapreso piani di emergenza per le possibili implicazioni di business in caso di separazione dalla Gran Bretagna", continua il comunicato di RBS. "In caso di vittoria dei Sì, la decisione di ridomiciliare l’Istituto avrebbe il mimino impatto sui servizi bancari di tutti i giorni".
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