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Legge di Stabilità, il freno di Bankitalia e Corte dei Conti

Economia, Politica
Legge di Stabilità, il freno di Bankitalia e Corte dei Conti
(Teleborsa) - Se da un lato c'è chi come gli industriali promuove la legge di Stabilità sostenendo che segna una "svolta" e "alza il piede dal freno", dall'altro c'è chi come Bankitalia invece il freno lo mette lanciando anche l'allarme pensioni.

Via Nazionale che ha passato al setaccio la manovra ha sottolineato i rischi derivanti dal TFR in busta paga. "E' cruciale che la temporaneità del provvedimento sia mantenuta" ha affermato il vice direttore della Banca Centrale tricolore, Luigi Federico Signorini, nel corso dell'audizione sulla Legge di stabilità, sottolineando che "l'adesione dei lavoratori a basso reddito all'iniziativa aggrava il rischio che questi abbiano in futuro pensioni non adeguate".

Qualche perplessità è stata espressa anche sul ridimensionamento dell'IRAP. Da una parte consente un significativo alleggerimento del costo del lavoro, dall'altra, "comprime i margini di autonomia delle Regioni, per le quali il tributo rappresenta la principale fonte di finanziamento".

La manovra è stata analizzata anche dalla Corte dei Conti che ha avvertito sul pericolo dell'aumento delle tasse locali. In audizione sulla manovra, i giudici contabili hanno sottolineato che "c'è il rischio che regioni ed enti locali siano indotti a compensare l'ulteriore riduzione dei trasferimenti recata dalla legge di stabilità con un aumento dell'imposizione decentrata". Gli spazi di azione per la politica economica con riguardo alle difficoltà del Paese, "sono angusti".
Secondo la Corte, il ruolo che rivestono in questa fase le aspettative di operatori economici e famiglie "impegna tutti a rendere certa e spedita la direzione verso cui muovere e a cui concorrere", e ricorda che la manovra "nel testo iniziale presentato al Parlamento prevedeva interventi per circa 36,2 miliardi nel primo anno", che a "seguito delle modifiche" dopo la trattativa con l'UE scenderebbero a "32,4 miliardi nel 2015".

Intanto l'economia italiana è ancora in recessione anche se si intravede una piccola ripresina nel 2015. A gelare il governo è stato ieri l'Istat che ha tagliato le prospettive sulla crescita tricolore. Secondo l'istituto nazionale di statistica, il 2014 chiuderà con un PIL in contrazione dello 0,3%, mentre la ripresa si vedrà con un anno di ritardo rispetto alle previsioni originarie, nel 2015, quando l'economia italiana segnerà un +0,5%. Sarà una "ripresina", che verrà consolidata nel 2016, quando di attende un PIL a +1%.
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