(Teleborsa) - Un ex funzionario dell’intelligence italiana avrebbe dichiarato che “il controllo
mafioso di parti del paese potrebbe prevenire
attacchi terroristici, ma basarsi su un modello omicida per sconfiggerne un altro, potrebbe essere molto pericoloso”.
Per oltre un anno l'
Italia ha ricevuto minacce dai
jihadisti dell’
Isis, dirette soprattutto verso obiettivi simbolici come il
Vaticano.
Queste minacce sono state prese molto più sul serio nel mese di gennaio, dopo gli attacchi mortali presso gli uffici della rivista satirica,
Charlie Hebdo, a Parigi, e ancora di più dallo scorso venerdì, quando sono stati commessi gli
attacchi nella capitale francese.
Subito dopo Parigi, i comunicatori dell’Isis hanno postato su Twitter le loro intenzioni di colpire anche "Londra, Washington DC e Roma", per cui, la settimana scorsa, i responsabili della sicurezza nazionale hanno alzato ai massimi livelli lo stato di allerta, con oltre 700 militari schierati per
pattugliare le strade della capitale, mentre la sicurezza alle frontiere, negli aeroporti e nelle aree ritenute vulnerabili, è stata rafforzata.
Giovedì scorso, il ministro degli Esteri
Paolo Gentiloni ha detto che la polizia sta dando la caccia a cinque jihadisti, sospettati di aver pianificato attacchi a siti sensibili come Piazza San Pietro, il Duomo di Milano e il teatro La Scala, a seguito di una “soffiata” da parte dell'FBI.
Tutto questo avviene appena una settimana dopo che l'Italia ha annunciato di aver neutralizzato una rete jihadista che aveva posto a Merano, in provincia di Bolzano, la sua base operativa.
Nonostante le minacce, l'Italia è finora rimasta al sicuro e proprio sabato
Matteo Renzi, in una conferenza stampa, ha detto che il paese avrebbe sostenuto la Francia nei suoi sforzi militari per sconfiggere l’Isis. "Come tutti gli italiani, so che i terroristi non vinceranno", ha poi aggiunto Renzi.