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Coldiretti, la primavera “pazza” dimezza la produzione di miele

Allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge

Economia
Coldiretti, la primavera “pazza” dimezza la produzione di miele
(Teleborsa) - Le bizze del tempo di questa pazza primavera sconvolgono anche le api che restano nelle arnie per effetto della pioggia durante la fioritura senza riuscire a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra ma in forte ritardo è anche la produzione di miele con cali fino al 50% per i primi raccolti di stagione, a seconda delle zone.

È la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge che a marzo sono state addirittura superiori del 74% la media dopo che il gelo di inizio anno aveva causato la regressione dello sviluppo delle famiglie e ulteriori perdite di quelle già deboli e debilitate per via dalla siccità della scorsa estate.

MALEDETTA PRIMAVERA - Questa primavera instabile – sottolinea la Coldiretti – sta creando grossi problemi agli alveari in alcune aree del Paese perché il maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non stanno riuscendo a produrre miele ma difficoltà si registrano anche per l’impollinazione delle piante da frutto, con la prevedibile conseguenza di una minore disponibilità di prodotto, senza una decisa inversione di tendenza.

Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – rischiano di aggravare una situazione già difficile dopo che la produzione di miele nel 2017 si è ridotta a meno di 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.
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