(Teleborsa) -
Huawei ancora sotto accusa. Questa volta
l'allarme arriva dalla Gran Bretagna dove il
National Cyber Security Center, l'autorità nazionale per la cybersecurity, ha denunciato le
minacce alla sicurezza nazionale rappresentate dal gigante cinese. Accuse che, unite al
pressing americano per chiedere un divieto di Huawei sul G5 sulla scia dei timori che le sue apparecchiature possano essere usate per spionaggio o cyberattacchi dalla Cina, rischiano di aver ripercussioni internazionali.
"Non vediamo nulla che dia fiducia sulla capacità di Huawei di migliorare le carenze riscontrate in termini di cybersicurezza e software" afferma
l'Authority britannica nel rapporto aggiungendo che vi è "solo una garanzia limitata che i rischi per la sicurezza a lungo termine possano essere gestiti nelle apparecchiature Huawei attualmente installate nel Regno Unito". Osservazioni che, secondo il
Financial Times, potrebbero portare a chiedere il
divieto, per Huawei, di operare nel 5G. Al centro della questione per il National Cyber Security Center vi sarebbero
difetti nel software e nei processi di sicurezza. In sostanza l'autorità britannica è convinta che Huawei non abbia fatto della sicurezza una priorità e che i suoi prodotti presentino carenze di sicurezza di cui tutti, in primis il governo cinese, possono approfittare.
La replica di Huawei non si è fatta attendere. Il colosso cinese ha affermato di capire e "prendere molto sul serio le preoccupazioni sollevate" ma – ha osservato la società – se da un lato il rapporto britannico "evidenzia alcune problematiche relative alle prestazioni di Huawei nell'ambito della progettazione software", dall'altro
"non vi sono evidenze che le reti del Regno Unito siano più vulnerabili rispetto allo scorso anno".