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Brexit, Westminster vota su quattro piani B

Favorita un'uscita soft che garantisca la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Doganale della UE

Economia, Politica
Brexit, Westminster vota su quattro piani B
(Teleborsa) - Theresa May appesa a un filo, conservatori in crisi e un Paese che sul rebus Brexit rischia di finire sull'orlo della follia collettiva. A Londra è iniziata l'ennesima settimana di grandi manovre per cercare di sbrogliare una matassa della quale si è ormai perso il filo nella notte dei tempi e mettere finalmente la parola fine al divorzio tra Regno Unito ed Unione Europea.

Dopo la terza bocciatura dell’accordo siglato da Theresa May con i partner europei, oggi primo aprile la Camera dei Comuni metterà ai voti una serie di opzioni alternative all’intesa siglata dalla Premier.

Parliamo degli ormai noti "voti indicativi", gli emendamenti non vincolanti che i deputati possono proporre a integrazione - o in sostituzione - dell'accordo siglato dalla May. Lo speaker dei Comuni, John Bercow ha dato semaforo verde a quattro delle otto proposte arrivate sul suo tavolo:

Mozione C - avanzata dal conservatore Kenneth Clarke, che consiste in un accordo "soft" che garantisca la permanenza della Gran Bretagna nell’unione doganale della Ue;

Mozione D - appoggiata trasversalmente dai laburisti Stephen Kinnock e Lucy Powell e dai conservatori Nick Boles e Robert Halfon, che propone la permanenza del Regno Unito nel mercato comune europeo e una nuova adesione alla Associazione europea di libero scambio. È la cosiddetta opzione "Norway Plus", chiamata così perché riprodurrebbe il rapporto stabilito dalla Norvegia con la Ue;?

Mozione E - proposta dai deputati Peter Kyle, Phil Wilson e Margaret Backett, propone un referendum di conferma all’accordo di May prima di un’eventuale ratifica del parlamento

MOZIONE G - Imporrebbe al Governo di chiedere una proroga dell’articolo 50 - il processo di Brexit - per negoziare meglio i termini del divorzio. Nel caso si arrivi a ridosso del 12 aprile senza accordo, l’esecutivo dovrebbe optare per il ritiro dell’articolo 50 in toto

NON C'E' TRE SENZA QUATTRO? - May intanto resta alla finestra in attesa dell'esito senza rinunciare al tentativo di far passare il suo accordo e potrebbe organizzare un quarto voto fra domani, martedì 2 aprile e giovedì 4 aprile.

COSA E' SUCCESSO FINORA - Ad oggi, il Governo britannico ha ottenuto dall’Europa un rinvio della Brexit, facendo slittare l’inizio ufficiale dell'addio dal 29 marzo al 12 aprile 2019. Due le opzioni: se la May ottiene il sospirato quanto improbabile ok al suo accordo entro il 12 aprile, Londra si avvia al divorzio il 22 maggio, alla vigilia cioè delle elezioni europee per scongiurare il rischio della partecipazione della Gran Bretagna al voto - ; se la fumata bianca non arrivasse, il Governo dovrà dire cosa "vuole fare da grande" comunicando entro quella data come ha intenzione di procedere. In mancanza di alternative, sul piatto resta il più temuto degli scenari: il No-deal, ossia l'uscita senza accordo.

(Foto: © Ineta Alvarado/123RF)
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