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Produzione in calo: Confcommercio, dato preoccupa per crescita

I dati Istat per il mese di luglio destano timori per conseguenze su occupazione, industria e raggiungimento minimo obiettivo di crescita indicato dall'Esecutivo

Economia, Macroeconomia
Produzione in calo: Confcommercio, dato preoccupa per crescita
(Teleborsa) - Segno meno per la produzione italiana nel mese di luglio e il dato fa tremare gli esperti. Il calo congiunturale del -0,2% e del -1,2% su anno, riferito in data odierna dall'Istat, ha infatti destato riflessioni allarmate provenienti da diverse illustri voci tra cui spiccano quelle del Codacons e di Confcommercio.

Per il primo, a commento di quanto reso noto dall'Istituto Nazionale di Statistica, si pronuncia in tal senso il Presidente Carlo Renzi. Secondo il numero uno dell'Associazione dei consumatori "Si tratta di numeri preoccupanti, soprattutto considerato l'andamento tendenziale della produzione che da marzo registra un calo costante rispetto al 2018. Alla base della crisi dell'industria italiana vi è senza dubbio la fase di stallo dei consumi, con la spesa delle famiglie che risulta ferma e gli acquisti che non ripartono. Non a caso - fa notare Renzi - nei primi 6 mesi dell'anno la produzione registra una flessione del -0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un dato che, se non si invertirà la tendenza, rischia di avere conseguenze pesanti sull'occupazione e sull'intera economia nazionale".

A sostegno di tali timori arriva anche la dichiarazione dell'ufficio studi di Confcommercio, che rincara la dose affermando che "Il dato odierno preoccupa in prospettiva futura più che nella determinazione delle dinamiche economiche pregresse, visto che la stima trimestrale del PIL include già il mese di giugno e ha certificato il completo nulla di fatto per la prima metà del 2019. Al netto dell'energia, la produzione industriale appare ancora peggiore del -0,8% tendenziale acquisito nel primo semestre. La prosecuzione delle attuali tendenze, nonostante l'apparente buon andamento dell'occupazione, impedirebbe il raggiungimento del pur minimo obiettivo di crescita indicato nei documenti ufficiali dell'Esecutivo (+0,2%)".
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