(Teleborsa) - Una
sentenza che è già
entrata nella storia: i
giudici della
Corte Suprema britannica si sono pronunciati
all'unanimità contro il Governo, dichiarando
"illegale" e
illegittima una sua
decisione, quella cioè di
sospendere il Parlamento (prorogation) fino al
14 ottobre. Il dado è tratto: i deputati torneranno a
Westminster già oggi, mercoledì 25 settembre alle
11:30 ora locale, con l'obiettivo di impedire a
Johnson di portare la
Gran Bretagna verso un'uscita dall'Unione Europea
senza un accordo. In un mare di incognite, una certezza: nella
battaglia, ormai
epica, sulla
Brexit, colpo quasi da ko per
Boris Johnson dopo la sentenza di ieri.
Che succede ora?Tanti gli
scenari possibili. Il leader laburista
Jeremy Corbyn non ha perso tempo e ha chiesto le
dimissioni di Johnson: se il
Premier (come già fanno sapere da Downing Street) si rifiuta di farlo, tutto porta a un
voto di sfiducia. Spetta al leader dell'opposizione
Corbyn presentare una mozione in Parlamento. La
priorità, però,
resta scongiurare l'uscita disordinata e nessuno, tranne il
Governo, spinge per le
elezioni prima del 31 ottobre. Vista la complessità della situazione, con la data del
Leave che avanza a
grandi passi, c'è anche un'altra strada da percorrere con i deputati che potrebbero optare per
votare la sfiducia a Johnson e, successivamente, formare un
Governo di unità nazionale con rappresentanti di tutti i partiti principali.
Ultima possibilità, la più remota ma non da escludere a priori, è che
Johnson possa essere incriminato per avere
volontariamente tratto in inganno la
Regina con la
richiesta, pretestuosa e non fondata, di
sospendere il Parlamento.