(Teleborsa) - La
Corte di giustizia europea ha stabilito che
l'Italia ha violato la direttiva europea in tema di pagamento dei
Debiti della PA, che impone il pagamento delle fatture
entro 30-60 giorni. I giudici hanno infatti stabilito che l'Italia "non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di transazioni commerciali, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario".
La causa vedeva
contrapposte la Commissione europea e l'Italia per la piaga dei
ritardati pagamenti della PA, per i quali Bruxelles aveva aperto una
procedura d'infrazione nei confronti del Paese e promosso r
icorso dinanzi alla Corte, in seguito alle molteplici denunce arrivate dalle imprese.
Dal canto suo,
l'Italia si era difesa, affermando che la direttiva in questione impone unicamente agli Stati membri di garantire
termini massimi di pagamento "conformi" e di prevedere a favore dei creditori un
mero diritto "agli interessi di mora e al risarcimento dei costi di recupero", non anche "l'effettiva osservanza" della disposizione. Una argomentazione che non è stata accolta dalla Corte UE.
La Commissione europea valuterà ora se l'Italia riuscirà ad adeguarsi o se dovrà invece denunciarla nuovamente alla Corte e chiedere di imporre una multa. "La Commissione europea dà molta importanza al fatto di combattere i tempi troppo lunghi per i pagamenti della pubblica amministrazione", ha affermato un portavoce, ricordando che "pagamenti tempestivi sono particolarmente importanti per le PMI".
La sentenza viene accolta con favore da
Confartigianato, secondo cui i
debiti della PA valgono il al 3% del PIL, il doppio rispetto all'1,6% della media europea, e andrebbero sanati con una meccanismo "compensazione". Anche il settore dell'edilizia insorge, con l'
ANCE che parla di
ritardi che arrivano
fino a 4 mesi ed
6 miliardi di arretrati.
(Foto: kalhh da Pixabay)