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Coldiretti, anche i parenti nei campi al lavoro contro la fame

Partecipazione da anni praticamente scomparsa e ora tornata urgente per la stretta di ingressi alle frontiere di lavoratori stranieri

Agroalimentare, Economia
Coldiretti, anche i parenti nei campi al lavoro contro la fame
(Teleborsa) - Tempo di isolamento e di crisi, di conseguenza preoccupazione per i rifornimenti alimentari, in primo luogo dei prodotti dell'agricoltura. Il Decreto Cura Italia, sottolinea Coldiretti, per l’emergenza coronavirus prevede che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro, né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito. Quindi, se disponibili, lavoro anche per nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini e altri congiunti. E' un ritorno al passato, a una prassi un tempo molto diffusa in agricoltura.



"Una partecipazione da anni praticamente scomparsa - afferma il Presidente Coldiretti, Ettore Prandini - e che ora è divenuta urgente per la stretta di ingressi alle frontiere che ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori esteri dai quali dipende almeno un quarto dei raccolti nazionali. Occorre quindi un intervento comunitario per creare corsie verdi alle frontiere interne dell’Unione Europea per la circolazione dei lavoratori agricoli al fine di garantire gli approvvigionamenti nella filiera alimentare".

"E’ ora anche necessaria subito una radicale semplificazione del voucher agricolo - aggiunge Prandini - che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne".

Con il blocco delle frontiere rischiano di mancare all’appello i 370mila lavoratori regolari stranieri che arrivano ogni anno in Italia dall’estero e che forniscono il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità più presente in Italia è quella rumena, con 107591 occupati. A seguire marocchini, indiani, albanesi, senegalesi, polacchi, tunisini, bulgari, macedoni e pakistani. Un problema che in ogni caso riguarda tutti i grandi Paesi agricoli dell’Unione Europea, dove complessivamente mancano quasi un milione di lavoratori agricoli stagionali. Il rischio è che l’Unione Europea perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore di circa 138 miliardi di euro.

In Italia, la Ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, è intervenuta per prorogare i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne. La proroga, secondo la circolare del Ministero dell'Interno, dura fino al 15 giugno e riguarda i permessi di soggiorno in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile.
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