(Teleborsa) - L'
Istat ha diffuso i dati sull'andamento del
trasporto aereo, delineando in termini numerici lo
scenario piuttosto evidente della crisi da quando l'Oms ha dichiarato lo stato di pandemia a livello globale. Lo scorso mese di
marzo nel nostro Paese sono stati
cancellati due voli su tre ed i
passeggeri sono diminuiti dell'85% (da circa 14 milioni a poco più di 2 milioni).
Emblematico il raffronto tra il movimento passeggeri registrato
domenica 23 febbraio negli aeroporti italiani (poco meno di
460 mila passeggeri) e
domenica 29 marzo quando sono transitati
appena 6.800 viaggiatori tra partenze e arrivi.
Preludio a
quanto il settore perderà ancora: nel mese di
maggio circa
17,9 milioni di passeggeri trasportati e
fino ai 21 milioni stimati nel prossimo mese di
agosto, quando, nella migliore delle ipotesi, si assisterà alla
prima fase della ripresa dei voli, a cominciare dalle
destinazioni domestiche nazionali.
I numeri riportati dall'Istat riflettono chiaramente i
valori che il trasporto aereo aveva raggiunto nel nostro Paese.
Tra il 2010 e il 2018 il numero di passeggeri è
aumentato del 33,3%. In particolare, i passeggeri dei voli
internazionali sono
cresciuti del 53% e quelli dei voli
nazionali del 7,2%. Nel 2019, i
passeggeri transitati nei 39 scali italiani monitorati da Assaeroporti sono stati
193 milioni, ovvero 7,4 milioni in più rispetto all'anno precedente, pari al +4%, in linea con il trend positivo degli anni precedenti. Nel 2018, in base ai dati di Eurostat, il
traffico aereo è aumentato di un ulteriore
6% a livello europeo, coinvolgendo
1 miliardo e 106 milioni di passeggeri: come se tutti gli abitanti dell'Unione europea, inclusi i neonati, avessero preso l'aereo almeno due volte all'anno.
A livello nazionale la crisi del trasporto aereo coinvolge quasi 200 imprese (193 quelle attive in Italia nel 2017), con un fatturato nell'ordine di 10 miliardi di euro e circa 20 mila occupati, il 99,7% delle quali con dipendenti.