(Teleborsa) -
Emergenza sanitaria, Brexit, Recovery Fund: è decisamente ricco il "menù" del
Consiglio europeo al via domani, giovedì 15 ottobre e venerdì.
L’ultimatum di
Boris Johnson scadrebbe (condizionale è quanto mai d'obbligo) domani, termine ultimo imposto dallo stesso primo ministro britannico per trovare un accordo con Bruxelles sui rapporti commerciali post Brexit. "Deve esserci una intesa con nostri amici europei entro il
Consiglio europeo del 15 ottobre, se vogliamo che sia ratificato per la fine dell’anno", aveva dichiarato il mese scorso.
Ma
Londra e Bruxelles, che continuano a incolparsi a vicenda, sono ancora nelle
sabbie mobili. Nessuna delle due parti, infatti, è soddisfatta di quanto messo sul piatto dall'altra. Oggi, intanto, è in programma una videochiamata tra il Primo Ministro britannico e la Presidente della Commissione Europea, von der Leyen.
"Un accordo è nell'interesse di tutti, ma dobbiamo prepararci all'eventualità
che ciò non avvenga". Queste le parole pronunciate ieri dalla Cancelliera
Angela Merkel a proposito dell'accordo sul post-Brexit.
Qualche ora prima, a confermare che tira una
brutta aria, ci aveva pensato anche il Ministro tedesco per gli Affari Europei Michael
Roth, a margine del Consiglio Affari Generali a Lussemburgo. "Siamo in una fase
molto critica nei negoziati tra l'UE e il Regno Unito. Siamo estremamente sotto pressione, il tempo sta finendo. Per questo ci aspettiamo progressi sostanziali da parte dei nostri amici britannici in alcune aree chiave, come la governance, la concorrenza equa e la pesca".
Secondo il Presidente del Consiglio europeo
Charles Michel in vista della scadenza di domani "per avere un accordo servono passi significativi da parte dei nostri amici britannici nei prossimi giorni.
Non è solo una questione irlandese. È europea". Tra gli
snodi più controversi, senza dubbio, la
pesca e quello del
level playing field, (ossia il rispetto di
standard comuni in materia di aiuto di stato, ambienti, diritti dei lavoratori, diritti dei consumatori per una corretta ed equilibrata concorrenza).
Stando alle indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi dal Times, se al Consiglio europeo
non sarà raggiunta un'intesa complessiva sui capitoli più urgenti, ovvero
commercio, trasporti e migrazione, Gran Bretagna e Ue sarebbero comunque pronte a continuare il confronto a novembre, con l'obiettivo di raggiungere dei mini-accordi. Questo per evitare i temuti effetti di un
"no deal" e tamponare gli effetti immediati della Brexit.
I
leader UE dovranno anche provare a sciogliere il
nodo Recovery Fund dopo il
muro contro muro tra Parlamento europeo e Consiglio sul delicato negoziato per il bilancio Ue 2021-2027 e il piano Next Generation Eu (NGEU), di cui il Recovery Fund è, di fatto, il principale pilastro. Lo scorso 9 ottobre, alla fine di una giornata a dir poco tesa, era arrivato lo stop ai negoziati. A far saltare il banco la richiesta del Parlamento di aumentare gli stanziamenti su ben
15 capitoli di spesa della proposta di bilancio, tra cui i programmi per la digitalizzazione, il lavoro e il sociale.
Il rischio che le
risorse pensate per risollevare le economie dei Paesi membri travolti dall’emergenza coronavirus possano slittare adesso è più che una ipotesi. Che bisogna
scongiurare. Al centro della discussione, anche l'attuale situazione epidemiologica. Si discuterà inoltre del coordinamento generale e dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a
livello dell'UE.In agenda, anche i progressi compiuti verso l'obiettivo dell'UE di conseguire la
neutralità climatica entro il 2050.