(Teleborsa) - Un
Consiglio dei Ministri avvelenato dai malumori che serpeggiano nella maggioranza ha dato il via libera alle misure in vigore dal 7 gennaio e fino al 15 gennaio, data in cui scadrà il Dpcm di inizio dicembre: la
scuola prenderà il via l'11 gennaio, mentre il
weekend del 9-10 gennaio sarà in arancione; per gli altri giorni si è deciso per una
zona gialla "rafforzata" che vieta gli spostamenti fuori regione e limita le visite a parenti ed amici a due adulti (ed eventualmente un minore sotto i 14 anni).
La linea rigida delle festività viene di poco ammorbidita ed è frutto di un
faticosissimo compromesso, soprattutto sul capitolo della
scuola.
Se il Pd chiedeva un rinvio delle aperture, i Cinquestelle sembravano fermi sulla posizione di riportare le superiori in classe subito dopo l'Epifania. La proposta del capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, di rinviare tutto al 15 gennaio, è stata mitigata ed il
compromesso alla fine è stato raggiunto
sulla data dell'11 gennaio, giusto a metà strada fra il 7 ed il 15 gennaio. A quanto pare, non risparmiando un attacco alla Ministra dei Trasporti Paola De Micheli, accusata di un'organizzazione del TPL "quasi totalmente assente".
E tutto questo mentre il leader di Italia Viva,
Matteo Renzi, tornava ad
attaccare il Premier Conte in TV, a Quarta Repubblica,
negando che la crisi che serpeggia da prima di Natale fosse un
problema di "poltrone" ed affermando che il problema sono i "contenuti" e l'impiego delle risorse del Recovery Fund.
Alla fine il decreto "ponte" è stato varato, superando una prova durissima, mentre corrono in parallelo le trattative per mettere a punto il Piano di rilancio e ripresa.
Irrigidite le regole sulle classificazioni a zone, con un Rt più rigido per la classificazione di rischio. Trovata la
quadra anche sui vaccini che prevede la decisione del giudice tutelare per esprimere il consenso di un paziente privo di tutore legale e non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione.