(Teleborsa) - Più di
3 milioni di persone raggiunte, oltre
222 milioni di rimborsi per un importo in media di
69 euro a testa. Solo al 3% di loro l'importo massimo di
150 euro. Questi i numeri della fase sperimentale del programma Cashback - dall’8 al 31 dicembre 2020 - che interessa i cittadini che, nel periodo di riferimento, hanno effettuato almeno 10 transazioni con carte e app di pagamento presso negozi, bar, ristoranti, supermercati e grande distribuzione o per artigiani e professionisti. In arrivo
entro il primo marzo, il rimborso di Stato del 10% sulle spese effettuate (entro la soglia di 150 euro) che dovrà essere accreditato
sul conto corrente. C'è poi il
nodo reclami da parte di chi si è reso conto che alcune
operazioni non sono state calcolate ai fini del rimborso.
Intanto, guai in vista per il
super cashback da 1.500 euro, a rischio sospensione. Prima, infatti, bisogna risolvere il problema dei
furbetti delle tante
micro-transazioni, quelli cioè che frazionano i pagamenti per scalare la classifica e arrivare tra i primi 100mila che hanno fatto più transazioni in un semestre.
Conta, infatti, il
numero di transazioni, non gli importi spesi ( un caffè vale come un televisore). Insomma, un vero e proprio buco nel regolamento. L’espediente per primeggiare nelle classifiche del super cashback è
perfettamente legale: nessuna norma
vieta di accumulare transazioni per centrare il
super rimborso. C’è chi ipotizza che il
super cashback possa anche essere abolito del tutto con un risparmio d
i 500 milioni per le casse dello Stato. Rimarrebbe solo il
cashback ordinario.