(Teleborsa) - Dopo anni di crescita, nel 2020 è diminuito il numero di
occupati nel settore turistico, che in anni normali vale il 13% del PIL e si è ritrovato al centro di una tempesta perfetta. Sul fronte occupazionale, in un solo anno,
è stata bruciata una decade, tornando ai livelli del 2011 con
953mila addetti (erano 1,3 milioni nel 2019).
E' quanto emerge dallo studio realizzato da
Federalberghi e Fipe in partnership con
EBNT (Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo), organismo composto da organizzazioni datoriali e sindacali, che ha rilevato la
perdita di 1 posti di lavoro su 4. Il calo peggiore ha riguardato chi aveva
contratti a tempo determinato o stagionali, una platea che ha visto bruciare
1 posto su 3, in particolare le
donne (-183 mila), i
giovani e gli
stranieri che registrano un calo del 30%.
Dati - sottolinea il presidente di Fipe-Confcommercio,
Lino Enrico Stoppani - che "confermano l’ampiezza e la gravità dell’emergenza economica generata dalla pandemia". "Tutte le imprese del turismo, a cominciare dai pubblici esercizi, hanno subito una drastica riduzione di occupati - sottolinea - che si traduce in
mancanza di reddito per centinaia di migliaia di famiglie e in una pericolosa dispersione di qualificate competenze costruite faticosamente negli anni".
Per la FIPE "occorre anzitutto
mettere le imprese nelle condizioni di lavorare, riaprendo senza più alcuna restrizione, e c
ontinuare con le misure di sostegno per accompagnarle nell’uscita dalla crisi, perché i prossimi mesi non saranno facili. Politiche sul lavoro, come lo
sgravio sulla contribuzione, consentirebbero di trattenere competenze e dare prospettive certe di lavoro. Serve, inoltre, dare
priorità alla vaccinazione dei nostri addetti perché c’è bisogno di ricostruire un rapporto di fiducia con la clientela fondato anche sulla sicurezza sanitaria".