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L'Eurozona rallenta il passo ad agosto: indici PMI in calo non mutano prospettive

L'economista di Markit Chris Williamson conferma però che l'UE mantiene una crescita "eccezionale" minata solo dalle commodities e dai problemi di fornitura che limitano l'operatività delle aziende

Economia, Macroeconomia
L'Eurozona rallenta il passo ad agosto: indici PMI in calo non mutano prospettive
(Teleborsa) - L'economia dell'Eurozona ha segnato il passo ad agosto, dopo l'exploit dei mesi estivi, che aveva visto il Continente cavalcare con forza l'onda delle riaperture post-Covid.

Secondo le stime preliminari di IHS Markit, l'indice PMI manifatturiero è sceso ad agosto a 61,5 punti dai 62,8 precedenti, risultando inferiore ai 62 punti attesi dagli analisti. Rallenta anche il PMI dei servizi, attestandosi a 59,7 punti dai 59,8 precedenti. Di conseguenza il PMI composito si porta a 59,5 punti dai 60,2 precedenti (era atteso a 59,7 punti).

Fra le maggiori economie europee, la Germania mostra un peggioramento del PMI manifatturiero a 62,7 da 65,9, sotto il consensus di 65 punti, ed un calo del PMI sevizi a 61,5 da 61,8 (sopra il 61 atteso). In Francia, il PMI manifatturiero si porta a 57,3 da 58 (in linea con il consensus) ed il PMI servizi a 56,4 da 56,8 (era atteso 57).

"Ad agosto, la ripresa economica dell’eurozona ha mantenuto uno slancio eccezionale, con un indice PMI indebolito solo di poco rispetto al recente record di luglio", commenta Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, imputando il rallentamento soprattutto alla diffusione della variante delta ed ai ritardi della catena di distribuzioneche - afferma - "hanno tuttavia continuato a causare danni, lasciando spesso le aziende incapaci di soddisfare la domanda e facendo innalzare i prezzi di acquisto".

"Sicuramente incoraggiante - aggiunge l'esperto - è il secondo mese di creazione occupazionale al tasso più forte in 21 anni, che rispecchia gli sforzi delle aziende di potenziare la capacità operativa e soddisfare la domanda, che in ultima analisi dovrebbe ulteriormente contribuire a far abbassare la pressione dei prezzi".

"Preoccupano alcuni segnali di incremento dei salari dovuti all’aumento del mercato del lavoro - conclude Williamson - che potrebbero tradursi in un aumento dell’inflazione, e i ritardi delle forniture soprattutto asiatiche che sembrano destinati a
persistere ancora per qualche tempo".

(Foto: © Milosh Kojadinovich/123RF)
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