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L'Ecopillola di Andrea Ferretti: inflazione, inflazione, inflazione

Economia
L'Ecopillola di Andrea Ferretti: inflazione, inflazione, inflazione
(Teleborsa) - L'ultima Ecopillola di Andrea Ferretti, Docente del Master in Scienze economiche e bancarie alla LUISS Guido Carli, si occupa del problema dell'aumento dell'inflazione. E come sempre l'economista lo spiega a Teleborsa punto per punto.

I DATI - "Il livello di inflazione nell'Eurozona si è attestato al 4,1%: 3,1% in Italia e 4,6% in Germania. Record negli Stati Uniti con un'inflazione al 6,2%. Tanto per dare un raffronto b- ricorda l'economista - il target di inflazione considerato ottimale dalla BCE è pari al 2%".

I MOTIVI - "Ridottasi l'emergenza pandemica, immediatamente la domanda d materie prime, semilavorati e prodotti finiti e balzata verso l'altro. Il problema è che questa domanda - afferma Ferretti - si è scontrata con una ripresa della produzione molto lenta a causa del lockdown. Inevitabile quindi la formazione di colli di bottiglia che hanno portato a forti pressioni sui prezzi. Inoltre, nella ripresa post lockdown si è subito manifestata una grande domanda di energia elettrica proveniente dalle industrie in forte ripresa. Anche in questo caso l'aumento della domanda si è scontrato con una lenta ripresa dell'estrazione di carbone sempre a causa del lockdown. In conseguenza ne è scaturito un forte aumento del prezzo del carbone utilizzato nelle centrali termoelettriche e quindi una forte pressione sulla bolletta energetica".


LE CONSEGUENZE - "Per i privati, gli aumenti dei prezzi dei beni di largo consumo ovviamente portano ad una riduzione della capacità di acquisto e quindi ad una riduzione dei consumi. Confcommercio ci avvisa che il prezzo delle banane in quest'ultimo periodo è aumentato del 75% e quello delle patate del 35%. Ovviamente se i consumi dei privati si riducono - sottolinea il professor Ferretti - le aziende producono meno e vendono meno. Confcommercio ci avvisa che, qualora i prezzi dovessero aumentare in quest'ultimo trimestre del 3%, i consumi si contrarrebbero di 2,7 miliardi. Per quanto concerne le conseguenze per lo Stato, un aumento dei prezzi e dell'inflazione nel medio lungo periodo si tradurrebbe in un aumento dei tassi di interesse. Questo per l'Italia sarebbe un problema - avverte - perché aumenterebbe la spesa per interessi del debito pubblico; nel 2020 questa spesa per interessi è stata di circa 60 miliardi e sono tutti soldi sottratti agli investimenti produttivi".

CONCLUSIONI - "Il dilemma è questo: siamo di fronte ad una fiammata inflazionistica di breve periodo o siamo di fronte ad un aumento strutturale dell'inflazione? La mia idea - dice Ferretti - è che la componente più speculativa di questo aumento dei prezzi si assorbirà da sola entro un anno circa, ma la componente più strutturale, ad esempio quella connessa a questa necessaria transizione ecologica, perdurerà per molto più tempo".
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