(Teleborsa) -
Il "caro bolletta" continua a preoccupare gli italiani. Dopo l’annuncio da parte di
Arera delle
tariffe del prossimo trimestre, con aumento del 55% per la luce e del 41,8% per il gas, il tema si conferma al centro del dibattito politico. Di recente erano state le
aziende con consumi più elevati, per cui l'energia rappresenta un costo di produzione in alcuni casi particolarmente rilevante, a lanciare
l'allarme su come l'aumento dei costi metta a rischio la loro attività.
Come ormai noto, negli ultimi mesi il
gas ha registrato un
notevole incremento di prezzo sui mercati internazionali, legato alla ripresa dei
consumi post-covid e dovuto in parte a
problemi contingenti sul lato dell’offerta. La primavera fredda, che ha sostenuto i consumi e contribuito a ridurre il gas contenuto negli stoccaggi, e le tensioni geopolitiche legate ai flussi provenienti dalla Russia hanno contribuito in modo sostanziale ai presenti record. Come conseguenza, i
prezzi dell’energia hanno raggiunto livelli
molto elevati in tutta Europa, in funzione del mix produttivo dei diversi paesi.
Il prezzo dell’energia elettrica in Italia è ancora molto
dipendente da quello del gas: le variazioni del prezzo dell’energia elettrica sono dovute per l’80% all’andamento del gas e al 15% a quelle dei diritti di emissione di CO2. Questo avviene perché la metà dell’energia prodotta in Italia (dati 2020) è generata da impianti a gas. Inoltre il gas consumato in Italia viene importato per più del 90%.
Un aspetto poco evidenziato nelle cronache e nei commenti che ormai da giorni si susseguono sull’allarme per l’aumento delle bollette sono le
soluzioni con cui imprese e cittadini possono
tutelarsi sul libero mercato, attraverso soluzioni a
prezzo bloccato per un determinato periodo di tempo, che non varia quindi ogni tre mesi in base al costo dell'energia sui mercati. In questo quadro, assumono sempre più rilevanza per le aziende i vantaggi dei
contratti di lungo termine, da 5 a 10 anni di durata, spesso associati alla costruzione di nuovi impianti alimentati a fonti rinnovabili.
In Italia e in Europa si cerca di arginare gli effetti di questa situazione con
misure ad hoc sia per le famiglie che per i clienti non domestici. In particolare in Italia, per i clienti non domestici, è stata prevista per il gas la
riduzione dell’IVA e, per l’elettrico, la riduzione degli
oneri di sistema. Inoltre, con riferimento ai clienti energivori, è stato pubblicato il decreto di attuazione del
Fondo per la transizione energetica nel settore industriale finalizzato alla compensazione dei costi della CO2 inglobati nei prezzi dell’elettricità.
La
Spagna ha introdotto per i clienti industriali una serie di
riduzioni di imposte e oneri di sistema. La
Francia ha annunciato trasferimenti aggiuntivi per 150 milioni di euro a 480
imprese chimiche e metallurgiche attraverso l’anticipazione e la modificazione della formula per il calcolo delle compensazioni carbon leakage previsti nel 2023, andando quindi a
intervenire sui costi dei diritti di emissione di CO2, uno degli elementi che stanno determinando il “caro bolletta”. La
Germania al momento non ha adottato misure specifiche per i clienti industriali, ma ci sono
ipotesi in discussione per migliorare la competitività dei prezzi energetici, tra cui la possibilità di ridurre il corrispettivo degli
oneri generali di sistema per la copertura dei costi di decarbonizzazione.
La
Comunicazione Toobox della Commissione Europea sugli elevati prezzi energetici ha sottolineato come, in base alle norme, non sono considerati aiuti di stato gli interventi generali che non conferiscono aiuti a specifiche imprese, ad esempio una riduzione della tassazione energetica. Al contrario, incentivi specifici a particolari gruppi di imprese devono essere notificati e devono rispettare i principi delle nuove linee guida sugli aiuti di stato.