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Eurozona, indici PMI: crescita rallenta a minimo in 16 mesi

Economia, Macroeconomia
Eurozona, indici PMI: crescita rallenta a minimo in 16 mesi
(Teleborsa) - Resta in espansione l'economia dell'Eurozona a giugno, grazie al buon andamento del settore terziario, che prosegue la ripresa post-pandemia a dispetto delle tensioni sui prezzi e del conflitto in Ucraina. Nel sesto mese dell'anno, l'indice dei direttori d'acquisto delle attività terziarie nella Zona Euro si è attestato a 53 punti dai 56,1 precedenti, e viene rivisto al rialzo rispetto ai 52,8 della stima preliminare e del consensus. Il rallentamento è stato causato principalmente del più debole incremento dei nuovi ordini ricevuti dal settore dei servizi.

Nello stesso periodo il PMI Composite viene indicato in calo a 52 punti, da 54,8 punti precedenti e rispetto ai 51,9 punti attesi, segnalando il più lento tasso di espansione dell'attuale sequenza di 16 mesi. A influire sulla prestazione di giugno è stata la prima contrazione della produzione manifatturiera in due anni e l'indebolimento del tasso di crescita dell'attività terziaria.

Per quanto riguarda le economie più importanti dell'Area Euro, l'Italia vede scendere il PMI composito a 51,3 punti da 52,4, dopo che il PMI dei servizi è diminuito a quota 51,6 da 53,7 ed era atteso a 51,5. In Francia, il PMI composito cala a 52,5 punti da 56,1 e quello del terziario a 53,9 da 58,3. La Germania vede calare il PMI composito a 51,3 punti (uguale ai 51,3 stimati) e il PMI servizi a 52,4 (consensus 52,4). Infine, la Spagna evidenzia un peggioramento del PMI servizi a 54 punti, ma risulta sopra le attese di 53,5 punti.



"Il forte peggioramento del tasso di crescita dell'attività dell'eurozona aumenta il rischio che la regione scivoli in una contrazione nel terzo trimestre - ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence - La lettura dell'indice PMI di giugno mostra una moderazione della crescita trimestrale del PIL fino a toccare appena lo 0,2%, con gli indicatori delle tendenze future, quali gli indici dei nuovi ordini e della fiducia, che preannunciano una contrazione della produzione nei prossimi mesi".

"È incoraggiante notare che, sebbene la pressione dei prezzi resti elevata, ci sono segnali che l'inflazione abbia già raggiunto il picco ad aprile, rispecchiando un forte rallentamento della crescita dei prezzi industriali, il miglioramento della catena distributiva e la diminuzione della domanda - ha aggiunto - È probabile tuttavia che, fintantoché dura la guerra in Ucraina, i rifornimenti di energia e generi alimentari continueranno a restare fonte di preoccupazioni e di potenziali pressioni inflazionistiche".
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