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Lavoro, report Uil-Eures: nel I trimestre 2023 torna a crescere il numero di morti sul lavoro

Economia
Lavoro, report Uil-Eures: nel I trimestre 2023 torna a crescere il numero di morti sul lavoro
(Teleborsa) - Nei primi tre mesi dell'anno il numero dei morti sul lavoro torna nuovamente a crescere, registrando un aumento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2022 (con 196 vittime contro 189). È quanto ha rilevato uno studio realizzato dalla Uil e dall'Eures. I dati mostrano un vero e proprio picco di crescita nel Nord-Ovest (+22,4%), dove la ripresa delle attività produttive sta comportando costi umani sempre più intollerabili.

Nel trimestre gli infortuni rilevano invece un riallineamento ai valori del 2021, con una flessione tendenziale del 25,5% rispetto allo stesso periodo del 2022. Lo scorso anno in Italia ci sono stati tre morti sul lavoro al giorno. I decessi registrati dall'Inail nel 2022 sono stati 1.090 (4,7 ogni 100mila occupati). Gli infortuni sono stati 697.773 (1.912 al giorno) in crescita del 25,7% sul 2021.

Il 16,8% degli infortuni nel 2022 è ancora legato al Covid-19 (erano l'8,8% nel 2021). Dopo il significativo calo degli infortuni legati al Covid nel 2021 (-67,2% rispetto al 2022, passando da 149.025 eventi a 48.876), la casistica torna a crescere nel 2022, quando si contano 117.154 eventi. La dinamica spiega tuttavia soltanto parzialmente la crescita complessiva degli infortuni rilevata nel 2022, visto il contestuale incremento del 14,7% di quelli non legati al Covid (da 506.360 unita' nel 2021 a 580.619 nel 2022).

Analizzando i valori cumulati censiti da inizio pandemia, il più alto rischio infortunistico correlato al Covid si registra per i lavoratori del settore sanitario e dell'assistenza sociale (63,3% dei casi censiti) e, contestualmente, per le lavoratrici, più presenti nei servizi di cura (68,4% dei casi, contro il 31,6% degli uomini). A livello territoriale il Nord, tra le cui regioni soprattutto nei primi mesi del 2020 ha avuto luogo la maggiore circolazione virale, concentra la maggioranza dei casi (62,1% del totale), seguito dal Centro (16,8%) e dal Mezzogiorno (21,1%).

Gli infortuni sono in crescita del 42,9% tra le donne (+16% tra gli uomini). Gli infortuni sul lavoro pur interessando in termini assoluti prevalentemente i lavoratori di sesso maschile (58,9% del totale contro il 41,1% delle donne), presentano nel 2022 un incremento tra le lavoratrici (+42,9%) pari ad oltre il doppio di quello rilevato tra gli uomini (+16%). Questa dinamica appare correlata sia al significativo incremento dell'occupazione femminile nel settore manifatturiero rilevato nel 2022 (+6,9%) che alla già segnalata maggiore presenza di lavoratrici nei settori più colpiti dal Covid-19 (sanità e servizi di cura).

Lo studio ha evidenziato che c'è un legame molto stretto tra gli infortuni mortali sul lavoro e la precarietà. Il rischio morte tra i lavoratori precari e irregolari è infatti quattro volte superiore a quello di chi ha un'occupazione stabile. Nello specifico, il rischio di infortunio mortale tra i lavoratori a termine si attesta a 10,2 decessi sul lavoro per 100mila occupati, a fronte di 5,7 tra i lavoratori autonomi e soprattutto di 3,3 tra i dipendenti a tempo indeterminato.

Infine, quasi sette aziende ogni dieci ispezionate presentano irregolarità. I lavoratori irregolari in sono crescita del 79,4%. Delle 117.608 attività di monitoraggio complessive effettuate (91.505) emerge una situazione "particolarmente allarmante", evidenzia il rapporto: prendendo in considerazione le sole ispezioni definite, pari nel 2021 a 62.710, risulta come il 62,3% delle imprese (39.052 in termini assoluti) presenti irregolarità. Appare significativo rilevare, inoltre, come siano proprio i settori che assorbono il maggior numero di infortuni sul lavoro a mostrare tassi di irregolarità più rilevanti rispetto al valore medio: nel 2021 infatti l'indice di irregolarità si attesta al 63,7% per quanto riguarda l'edilizia e al 63,1% per il terziario. Segue l'industria con un tasso di irregolarità pari al 60,6%, mentre il valore scende al 54,3% nel comparto agricolo.
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