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Esplorando i mercati small cap in Europa: un'analisi con EnVent Group e CASMEF Luiss

Economia
Esplorando i mercati small cap in Europa: un'analisi con EnVent Group e CASMEF Luiss
(Teleborsa) - Nata dalla collaborazione pluriennale tra EnVent Group, investment banking firm specializzata nel mid-market, e CASMEF Luiss, è appena stata pubblicata per I quaderni di Minerva la ricerca dedicata all’analisi dei mercati della Small Cap in 6 Paesi europei a cura di Nicola Borri, docente della Luiss, di Giorgio Di Giorgio direttore del CASMEF della Luiss, e di Franco Gaudenti, presidente e CEO di EnVent Group.

Lo studio ha esaminato i fattori che influenzano la capitalizzazione di mercato e le opportunità di investimento nei mercati per le imprese di media-piccola dimensione (Equity Growth Markets) in Europa, concentrandosi su cinque Paesi: Italia, Francia, Germania, Svezia e Spagna, oltre che il Regno Unito, mettendoli a confronto nel loro complesso con gli USA. Dall'analisi emergonodifferenze significative nella capitalizzazione di mercato, nel numero di imprese quotate e nell'allocazione del portafoglio delle famiglie in questi Paesi.

Comprendere le ragioni di queste differenze è di fondamentale importanza, poiché possono influenzare la produttività, la crescita e le opportunità di investimento. Per farlo, i ricercatori hanno esplorato fattori legati sia all'offerta che alla domanda di risparmio; in particolare per quest’ultima, l'analisi esamina i requisiti di IPO e i costi associati.

Si scopre così che la Svezia, con requisiti di IPO meno rigidi e costi inferiori, ha il mercato growth più grande tra i Paesi dell'UE studiati. Il numero di imprese quotate e il loro numero medio di dipendenti contribuiscono anche alle differenze nella dimensione del mercato. Sul lato dell’offerta di risparmio, l'allocazione del portafoglio delle famiglie gioca un ruolo cruciale. Le famiglie svedesi, infatti, mostrano un livello più elevato di patrimonio investito, con una maggiore allocazione all'equity rispetto agli altri Paesi.

La variazione nelle allocazioni del portafoglio, come la proporzione di depositi, azioni e investimenti assicurativi, influisce anche sulla disponibilità di capitale per le PMI. Inoltre, lo studio esplora la relazione tra l'educazione finanziaria e la composizione del portafoglio, evidenziando che i Paesi con tassi di alfabetizzazione finanziaria più elevati, come la Svezia e la Germania, tendono ad avere portafogli più sofisticati e un profilo di rischio più elevato. Al contrario, i Paesi con tassi di alfabetizzazione finanziaria più bassi, come l'Italia, mostrano una minore esposizione alle azioni.

Nel complesso, i risultati evidenziano l'importanza di considerare una serie di fattori- tra cui i requisiti di IPO, l'allocazione del portafoglio delle famiglie, l'alfabetizzazione finanziaria e il livello di istruzione- per comprendere le differenze nella capitalizzazione di mercato e nelle opportunità di investimento nei mercati di crescita europei.

Inoltre, il rapporto riconosce il ruolo della Capital Market Union (CMU) nel favorire la crescita delle PMI, armonizzando le normative e migliorando l'accesso al capitale tra gli Stati membri dell'UE. Inoltre, la supervisione regolamentare fornita dalla European Securities and Markets Authority (ESMA) svolge un ruolo cruciale nel garantire la trasparenza, l'equità e la protezione degli investitori in questi mercati.

Nel contesto della raccolta di capitale, il rapporto riconosce il potenziale contributo dei fondi sovrani, che possono fornire un significativo capitale d'investimento e un supporto a lungo termine alle PMI, portando potenzialmente alla loro quotazione sui mercati di crescita.

Franco Gaudenti, Managing Partner e CEO EnVent Group, dichiara: "In tutti i mercati dei capitali internazionali si registra da tempo il megatrend della cosiddetta “de-equitization”, associato a una riduzione del numero di società quotate e a un maggiore uso di capitale di debito. Il recente aumento dei tassi di interesse, in risposta alle pressioni inflazionistiche, contribuisce alla minore attrattività dei mercati dei capitali privati rispetto alle tradizionali alternative a basso rischio. Questo fenomeno generale impatta negativamente su valutazioni e capitalizzazioni di mercato. Per affrontare queste criticità risulta indispensabile un’azione di politica industriale che ponga al centro della competitività del Continente gli investimenti di capitale per le SMEs innovative in tutte le fasi del loro sviluppo: pre-quotazione, quotazione e post quotazione. Questi investimenti vanno considerati come pazienti e attivi da parte di un ampio bacino di investitori, rispetto all'attuale; insufficiente attuale parterre in Italia, ma non solo, di investitori istituzionali e professionali rappresentati da piattaforme di investimento come PIPE (Private Investment in Public Equity), ELTIF (European Long Term Investment Fund) e Fondi Chiusi, affiancati da intermediari finanziari specializzati nel dialogo con imprese e imprenditori".

Giorgio Di Giorgio, Direttore CASMEF, commenta: "Lo studio evidenzia come il mercato azionario italiano, ma anche altri mercati europei, siano ancora sottodimensionati, soffrendo di una eccessiva frammentazione che limita la presenza di investitori specializzati a livello locale e mantiene prassi di vigilanza e costi regolamentari non omogenei, impedendo lo sfruttamento di quelle network externalities che caratterizzano il successo dei centri finanziari a livello globale. Si auspica quindi una sostanziale ripresa dell’impegno sul fronte della capital markets union, che non ha affiancato a obiettivi ambiziosi strumenti adeguati di riorganizzazione dell’industria e interventi mirati per superare gli ostacoli tuttora presenti nei diversi sistemi finanziari domestici".
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