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La prova ontologica

Se l'accelerazione della crescita è pensabile, allora deve esistere.

Nell'inverno tra il 1999 e il 2000 i mercati ebbero una visione (con tratti allucinatori evidenti) in cui una nuova era di spettacolare accelerazione tecnologica avrebbe portato, oltre al benessere universale, margini di profitto di latte e miele là dove, per il momento, c'era solo un immenso falò di ricchezza. Un decennio più tardi un cultore di Religious Studies, Robert Geraci, pubblicherà un libro intitolato Apocalyptic Artificial Intelligence e metterà in evidenza le radici mistiche, alchemiche, golemiche e apocalittiche delle teorie singolaritariane e transumaniste che sono state la base ideologica della bolla di Internet e che ancora oggi ispirano influenti personaggi di Silicon Valley.

La statua di Anselmo sulla facciata della cattedrale di CanterburyCome ben sappiamo, il pensiero utopico e messianico del 1999-2000 non riuscì a produrre una realtà alla sua altezza. Come era accaduto dopo i quattro Grandi Risvegli religiosi vissuti dall'America nei due secoli passati, alla febbre della Nuova Era subentrò un periodo di depressione. Il rialzo azionario del 2003-2008 lenì la delusione ma fu completamente privo di afflato mistico. Fu e fu vissuto come il mero prodotto di politiche monetarie espansive e di una globalizzazione ormai matura. Premiò settori prosaici e terragni come case, miniere ed energia e continuò a punire gli assalti al cielo di Internet 1.0. Il crollo del 2008 fu una classica crisi bancaria, amplificata dall'eccesso di leva nel sistema. Grande, grandissimo fenomeno, ma non grandioso.

Oggi, dopo il quinto compleanno del rialzo, ci troviamo in una situazione psicologica a metà strada tra il 1999-2000 e il 2003-2008. Internet 2.0 fa di nuovo sognare e Facebook spende 19 miliardi per comprare una app e le 50 persone che le stanno dietro. I multipli delle stampanti 3D, delle auto elettriche, dei social network e delle piattaforme di scambio al dettaglio e tra aziende sono di nuovo stellari, mentre le miniere, l'acciaio e i comparti della prima rivoluzione industriale (ferrovie escluse) tornano a soffrire. È un 1998, ma senza enfasi, in tono minore e con società che talvolta fanno anche utili, o almeno si propongono seriamente di farli.

È un 1998, e non un 1999, anche perché tutto avviene tra istituzionali. Gli investitori individuali non sono ancora nel mercato se non attraverso fondi. Non c'è l'atmosfera malsana e febbrile della sala giochi. Chi ha un lavoro se lo tiene ben stretto e non lo abbandona per dedicarsi al trading da casa. L'attività di fusioni e acquisizioni è abbastanza vivace ma, con l'eccezione di aree limitate di Internet 2.0, rimane rigorosamente nei limiti del buon senso. Le banche ricapitalizzano e riducono l'attivo. I mutui sono praticamente nazionalizzati in America e ridotti al lumicino in Europa. Ci si scandalizza per i prestiti auto in forte espansione (peraltro già terminata) perché non c'è niente di più serio per cui scandalizzarsi.

(Nella foto: Doctor Magnificus. La statua di Anselmo sulla facciata della cattedrale di Canterbury)
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