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Piccoli indiani

Dieci sciagure incombenti, alla fine nessuna

Il terzo ospite ad arrivare sull'isola in gennaio è la Cina, con un seguito imponente di problemi che vanno dal cambio in procinto di crollare alle sofferenze bancarie sul punto di esplodere, passando per le riserve valutarie saccheggiate dagli esportatori di capitali e per una crescita vista vicina al collasso.

Al 18 febbraio il renminbi offshore, a 6.52, sta però sullo stesso livello del 25 agosto. Verso euro il renminbi è oggi del 4 per cento più forte rispetto ad agosto. Se dunque il renminbi sta crollando, l'euro sta crollando del 4 per cento in più. Nel frattempo si è scoperto che la fuga di capitali è provocata da società cinesi che rimborsano in anticipo i loro debiti in dollari raccogliendo l'equivalente in renminbi. Alla fine la posizione finanziaria della Cina risulta addirittura rafforzata.

Ten Little Niggers, prima edizione inglese del 1939Il quarto piccolo indiano, i fallimenti, sbarca come Nosferatu da una imbarcazione invasa dai topi e dalla peste. La lista delle possibili vittime che circola nei mercati copre quasi interamente il mondo del petrolio (incluse alcune delle major), le società minerarie e un numero imprecisato di paesi sovrani produttori di materie prime. I fallimenti ipotizzati, naturalmente, sono destinati a trasmettere il contagio alle banche e agli obbligazionisti che li hanno finanziati, creando una generalizzata crisi di fiducia.

Al 18 febbraio non risultano però fallimenti degni di nota, né corporate né sovrani. Gli analisti oil di Goldman Sachs, dal canto loro, sono andati a guardarsi meglio la situazione finanziaria delle società che seguono e hanno scoperto che un terzo non ha nemmeno un rimborso obbligazionario da effettuare nei prossimi tre anni, mentre due terzi, con il greggio a 35, hanno più cassa che debiti.

Non escludiamo certo la possibilità di fallimenti, ci mancherebbe, ma il fatto che possano essere scaglionati nel tempo ne potrebbe diminuire l'impatto in misura significativa.

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