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Un quadro fluido

Tassi, Fed, BCE, Catalogna, tutto torna in movimento


Dopo la Yellen. I bond americani stanno manifestando nervosismo in vista della nomina, ormai imminente, del prossimo governatore della Fed. Usciti di scena Cohn e Warsh, sestano in lizza Taylor il falco, Powell la colomba e la Yellen eventualmente riconfermata. A Trump piacciono tutti e tre per motivi diversi. Taylor è superqualificato, dà l'idea di una rottura e piace ai repubblicani del Congresso. Powell garantisce tassi bassi. La Yellen piace ai mercati, ai democratici e in più garantisce tassi ragionevolmente bassi.

Franz von PapenTrump essendo Trump, non ci meraviglierebbe un tentativo di scegliere tutti e tre. La Yellen potrebbe essere convinta a rimanere nel board come rappresentante della Fed di San Francisco, Taylor potrebbe essere nominato governatore e Powell suo vice (o il contrario). Se così fosse, il mercato rimarrebbe inizialmente perplesso, ma non si muoverebbe molto dai livelli attuali.

Draghi. Il mercato lo immaginava colomba ma lui, come al solito, è riuscito a esserlo ancora di più. Sommando i 120 miliardi di novembre e dicembre con i 270 dei primi nove mesi del 2018 arriviamo a 390 miliardi, pari al 40 per cento delle emissioni di debito pubblico dell'eurozona dei prossimi 12 mesi.

Il mercato pensava poi all'annuncio di una fine certa del Qe, ma Draghi ha detto che la macchina non si fermerà all'improvviso e continuerà anzi a correre finché l'inflazione non si sarà avvicinata al 2 per cento (non prima del 2020, nelle previsioni della BCE). Una giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung, giornale liberale e duro oppositore di Draghi, gli ha chiesto maliziosamente se la BCE è disposta ad accelerare la fine del Qe nel caso economia e inflazione vadano meglio del previsto e la risposta è stata negativa. L'asimmetria è evidente. In caso di sorprese negative, più Qe, in caso di sorprese positive il programma resta invariato.

C'è poi il reinvestimento dei titoli in scadenza. Nulla vieta alla BCE di sostituire titoli brevi in scadenza con titoli lunghi o lunghissimi. Poiché l'ammontare medio mensile in scadenza sarà di 10-15 miliardi, la BCE avrà a disposizione per molti anni a venire uno strumento importante per influenzare l'andamento della curva e avrà un'arma in più di soccorso in caso di complicazioni politiche in Spagna o in Italia.

Dollaro e borse. In questo momento il dollaro ha tre fattori a suo favore, la BCE ultraespansiva, la possibilità di Taylor governatore e la riforma fiscale. È possibile che il mercato provi a spingersi fino a 1.15. Per chi ha dollari sarebbe un buon livello per uscire. Non è il caso di aspettare livelli ancora più favorevoli perché né Taylor né la riforma sono garantiti.

Le borse europee, in particolare gli esportatori tedeschi, ricevono dalla BCE e dall'euro più debole una spinta, ma anche qui non è il caso di farsi ambizioni eccessive. Gli utili europei sono buoni, ma non strepitosi, almeno quelli pubblicati fino a questo momento.
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