Il
renminbi diventerà sicuramente una delle valute di riserva per diversificazione, ma non sarà la valuta di riserva per molti anni ancora. A chi pensa che la Cina dominerà l'economia mondiale per effetto, se non altro, del suo miliardo e mezzo di abitanti, ricordiamo che a un certo punto del prossimo secolo la popolazione di Cina e America sarà quasi la stessa. Quanto all'accordo tra Cina e Iran dei mesi scorsi (petrolio in cambio di renminbi per i prossimi trent'anni), se ha fatto notizia è proprio perché si tratta di un caso isolato.
Se l'oro sale (e continuerà a salire) non è per la fine del dollaro (sul dollaro si è visto di ben peggio) né per l'inflazione alle viste. Per il momento alle viste c'è la deflazione da Covid, non l'inflazione, e l'esplosione di offerta di moneta negli Stati Uniti non si trasformerà mai in inflazione finché la velocità di circolazione della moneta continuerà a scendere.
Per
spiegare la forza dell'oro basta, semplicemente e banalmente, la discesa dei rendimenti reali offerti dai suoi più diretti concorrenti, i governativi americani. Questi rendimenti sono oggi negativi e lo saranno ancora di più se verrà realizzata davvero qualche forma di controllo di curva che li manterrà vicini a zero anche quando l'inflazione, un giorno, risalirà.
Quanto al
dollaro, la sua sopravvalutazione era cosa nota da anni e non è difficile capire come l'amministrazione Trump (il dollaro dipende dal Tesoro, non dalla Fed) sia ben felice di gonfiare gli utili del terzo trimestre degli esportatori americani che verranno comunicati in ottobre, dando una spinta a Wall Street giusto alla vigilia delle presidenziali.
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