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Luci e ombre della Robin Tax


Nel testo della Finanziaria questi auspicabili provvedimenti sono quasi assenti ovvero presenti in misura insoddisfacente e perlopiù contraddittoria.

La tanto declamata Robin Tax, avrà un gettito di 2,3 miliardi nel 2008, mentre produrrà mediamente 4,5 miliardi nel 2009 e nel 2010 per scendere a 3,5 miliardi nel 2011: solo il 10% di queste entrate e solo per il 2008 (nulla si dice per gli anni successivi) servirà per finanziare l'operazione cosiddetta "social card", la carta prepagata distribuita ai pensionati a basso reddito tramite gli uffici postali ed utilizzabile per ottenere sconti sui generi alimentari e sulle bollette di luce e gas.

Inoltre, come hanno evidenziato molti analisti economici, circa la metà della Robin Tax verrà pagata da imprese controllate dallo Stato (ENI in primis) con il risultato che, colpendo i profitti delle suddette imprese, quest'ultimo incasserà meno dividendi ma più tasse; ciò ovviamente non vale per gli azionisti privati, che subiranno una inevitabile decurtazione dei loro redditi da capitale.

Altra questione: quanto di questo aumento di imposte si tradurrà in aggravio di costi per l'utente sotto forma di incremento delle bollette, ovvero mancata riduzione in caso di diminuzione del prezzo alla fonte?

E infine, quale sarà per i correntisti ed in generale per i clienti delle banche (gli altri soggetti colpiti dal provvedimento) l'impatto di questa sovratassazione sul costo dei servizi?

In recenti interventi il Governatore della Banca d'Italia non ha fatto mistero che i rischi di questa traslazione in avanti sono molto concreti.

Le Authority vigileranno, ha assicurato Tremonti; in che modo e con quali poteri?
Visti i precedenti è più che lecito avanzare dubbi.
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