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Sotto la grande nuvola



Non esiste sistema bancario se le banche non assumono rischi a favore della grande impresa o delle famiglie e non passa giorno senza che le cronache economiche ci rammentino quanto le banche siano ormai considerate il centro vitruviano di ogni relazione di potere tessuto intorno ai grandi capitali. Le grandi crisi, come quelle dei sub-prime, sono state originate da un sistema bancario ingordo e inefficiente, ma sono state anche una grande occasione di acculturamento persa (o forse lasciata passare inosservata) da chi invece aveva l'obbligo di snocciolare numeri senza strumentalizzare troppo il concetto e lasciar poco margine a dubbi. Insomma aiutare l'alfabetizzazione di un paese, l'Italia, in tema di Banche ed accendere le luci di profondità per esplorare le zone nevralgiche di un sistema che per tanti aspetti è ancora oscuro o quantomeno mal recepito.

E proprio quest'ultimo punto sembrerebbe il più rilevante, in funzione di un progressivo trasferimento delle responsabilità, dalle Istituzioni al privato, relative alla previdenza e alle scelte individuali di investimento finanziario a cui, forse, nessuno è realmente preparato, ma obbligato a prendere. L'incapacità di entrare con adeguata cultura in questi temi e quindi di ponderare consapevolmente delle scelte è, per l'appunto, uno dei problemi fondamentali della nostra società: o per decidere relativamente all'adesione ad un TFR piuttosto che ad un fondo aperto o di categoria, o per la scelta tra un mutuo a tasso fisso o variabile; quando questo si traduce nell'incapacità di scegliere oppure essere potenzialmente predisposto ad una scelta perdente, ci si rende conto di come i rischi di tutto ciò siano l'emarginazione, la perdita di opportunità e la conseguente discesa verso la parte più debole delle fasce sociali dove l'assenza di alfabetizzazione finanziaria è particolarmente grave.

E coloro che sono meno informati pagano a caro prezzo la loro ignoranza: il costo per l'uso della carta di credito, per un individuo con bassissima conoscenza finanziaria, è del 50 per cento più alta del costo per un consumatore medio che usa regolarmente più carte di credito.
Torniamo quindi a battere lo stesso tasto, quello delle cognizioni di carattere finanziario, non competenze accademiche, ma semplici cognizioni tecniche che in Italia,come nel resto del mondo finanziariamente più evoluto, dimostrano più che mai di latitare. In uno studio recente è stato sottolineato che negli Stati Uniti solo un terzo degli intervistati ha familiarità con termini come tasso di interesse composto. Molte famiglie americane usano regolarmente le carte di credito e posticipano spesso il pagamento del saldo, ma solo una minima parte degli intervistati sa che un finanziamento a un tasso di interesse del 20% annuo composto comporta il raddoppio dell'indebitamento in meno di un quinquennio.

L'alfabetizzazione finanziaria sarebbe una conquista di estremo valore per i consumatori costretti a fare surf nei mercati finanziari, dove sono impegnati in una vasta serie di operazioni sempre più complesse. Proprio come è importante saper leggere e scrivere, l'alfabetizzazione finanziaria è un elemento chiave del successo economico. Promuovere tra le banche la trasparenza e la semplicità è certamente un obiettivo essenziale per un efficace sistema bancario e finanziario in generale, oltrechè per l'aspetto regolamentare. Tuttavia la più elementare offerta di informazioni chiare ed esaustive spesso è insufficiente a far sì che il consumatore prenda decisioni corrette e coerenti con la propria situazione patrimoniale.
Ad esempio, molti non sanno come funzionano i fondi comuni di investimento o un derivato plain vanilla: senza consumatori con un minimo di cognizione finanziaria, la trasparenza non è sufficiente. Da qui la necessità di stimolare maggiore informazione e minor dipendenza dal "venduto", così come maggiore predisposizione ad autoapprendere concetti chiave in fase di scelta come rischio e lungo periodo.
Siamo tutti sotto una grande nuvola, se piove dobbiamo tutti aprire l'ombrello.

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