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Mad Tax

Robin Tax, blocco pensioni, tassa sulle e-cigarette, e chi più ne ha più ne paga

Ci voleva la Corte costituzionale a cominciare a fare piazza pulita di tutte le follie di questi anni: una tassa dopo l'altra, senza risolvere il problema del debito pubblico che si è addirittura ingigantito per il collasso dell'economia determinato da questa valanga di imposte.

Invece di salvarci dal baratro, ci hanno affondato: dall'IMU alle tasse sulle auto di alta cilindrata, dal blocco degli stipendi nella PA fino alla ennesima riforma delle pensioni, un governo dopo l'altro, da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi, non hanno risparmiato nulla e nessuno. Senza cavare mai un ragno dal buco: abbiamo avuto cinque anni di recessione, dal 2011 al 2014, anziché il risanamento proclamato, rinviato da un anno all'altro.

L'attuale governo con una mano dà e con due toglie, visto che a fronte della conferma degli 80 euro in busta paga ha inserito una clausola di salvaguardia sui risparmi nel 2015 che scatterà l'anno prossimo, con l'aumento dell'IVA e delle accise. Ora sono le banche a piangere: hanno sofferenze pari a 180 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i crediti scaduti e quelli ristrutturati per un complesso di 300 miliardi: c'è il 20% del PIL che balla. C'è pure chi chiede di accelerare le procedure fallimentari, senza capire che alla fine non c'è niente da incassare. Messi all'asta, i capannoni, i macchinari, le case date a garanzia dagli imprenditori, non faranno incassare le cifre iscritte in bilancio: sarà un nuovo buco nell'acqua, perché non c'è nessuno che compra.

Finalmente, la Corte costituzionale sta cominciando a mettere un freno alla deriva fiscale, un sistema in cui ogni governo ha preteso soldi da tutti, con il solo risultato di far fallire centinaia di migliaia di imprese e mandare in perdita l'Italia per cinque anni. Il deficit pubblico è sempre un pelo al di sotto del 3% del PIL, il debito pubblico non è mai stato così elevato, il risanamento strutturale si è dimostrato una colossale bugia. La disoccupazione è elevata mentre il PIL ristagna. L'euro basso sul dollaro, il petrolio a 60 dollari e la liquidità immessa dalla BCE con il Quantitative easing servono a poco.

La Corte costituzionale, una sentenza dopo l'altra, sta finalmente demolendo la montagna di decisioni illegittime che sono state assunte in questi anni: leggi impopolari che hanno aggravato le difficoltà, anziché ridurle. Invece di ridurre il ruolo di intermediazione della politica, gli sprechi e le corruttele, gli aumenti delle tasse l'hanno messa al riparo.

Dopo aver messo i poveri contro i ricchi, i cittadini del Nord contro quelli del Sud, si cerca ora di contrapporre i giovani agli anziani: è il solito diversivo, dividere il popolo. Le pensioni non sono del Governo, come non lo sono le scuole, il lavoro e le nostre case. Se si attacca con violenza inusitata la Corte costituzionale, un motivo c'è: vanno abbattuti i diritti, per sempre, e soprattutto le speranze. Dobbiamo dipendere sempre e comunque da chi ci governa, che dispone della nostra vita e del nostro futuro. A tutto questo diciamo no!



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