Anche il Parlamento europeo ha bocciato la proposta della Commissione di incorporare il Fiscal Compact nei Trattati europei, così come si è arenata la proposta di trasformare l'ESM in un Fondo monetario europeo che sostituisca la Troika (composta da FMI, Unione Europea e BCE) per commissariare gli Stati in default.
Della prospettiva di una ulteriore cessione di sovranità a Bruxelles nessuno ha più il coraggio di parlare. Resiste, sulla carta, solo l'asse franco-tedesco: Parigi vorrebbe mettere in piedi un Esercito europeo in vista di uno sganciamento dalla Nato. Non ha altro modo per riequilibrare il potenziale economico di Berlino.
Le uniche manette sono state messe ai bilanci degli Stati, riducendo gli spazi di intervento agli investimenti infrastrutturali che sono necessari per affrontare l'
emergenza ambientale e climatica.
Sarebbe stato indispensabile abbandonare l'auto come strumento indispensabile per la
mobilità urbana e periurbana, puntare su forme sofisticate di meccanizzazione agricola per evitare la moderna schiavitù che viene sostenuta dalla immigrazione clandestina, ridurre i tempi quotidiani di lavoro, ridurre i consumi di materie prime.
Il
Piano Juncker che doveva provvedere al finanziamento di investimenti infrastrutturali, e che fu tanto sbandierato ai tempi del governo Renzi per convincerlo a rinunciare alla richiesta di flessibilità di bilancio,
non ha lasciato tracce.
Possiamo e dobbiamo criticare ogni governo, anche e soprattutto quello in carica. Ma una cosa è certa: le politiche degli anni scorsi hanno portato l'Italia ad una condizione sociale ed economica che non ha precedenti.
Sono stati imposti sacrifici assolutamente inutili.
Le ragioni di Roma nel braccio di ferro con Bruxelles.Follie europee.(Foto: © Paul Grecaud/123RF)
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