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ILVA, Scudo di cartone e Braccio di ferro

Ormai è solo una campagna mediatica, per trovare il colpevole della chiusura


A questo punto, si doveva intervenire per evitare che la prescrizione della Magistratura incidesse sulla attività dell'Altoforno e sulla gestione di AM. Il Governo Conte 1, nell'ultimo Consiglio dei Ministri tenutosi il 3 settembre, e quindi quando Luigi di Maio era Ministro dello Sviluppo economico, approvò un decreto legge (101/2019) in cui, all'articolo 14, si prevedeva la esenzione dalla responsabilità penale per i gestori dell'impianto "con riferimento alle condotte poste in essere in esecuzione del suddetto Piano Ambientale sino alla scadenza dei termini di attuazione stabiliti dal Piano stesso per ciascuna prescrizione ivi prevista". Si precisava però che "in ogni caso, resta ferma la responsabilità in sede penale, civile e amministrativa derivante dalla violazione di norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori".

Nel decreto-legge del Governo Conte 1 non si apriva un contenzioso con la Magistratura, ma ci si limitava sostanzialmente a ribadire specificandone la portata, quanto previsto dallo Scudo penale precedente, introdotto con il decreto legge 1/2015.

ILVA, proteste degli operai La situazione era chiara a tutti: lo Scudo del decreto-legge non interferiva sulla decisione della magistratura di Taranto. Gli stessi sindacati avevano riconosciuto che la decisione definitiva sulla chiusura dell'Altoforno 2 era stata solo rinviata ad una nuova decisione di Appello: il 5 settembre, si dichiarava che "adesso la priorità è scongiurare lo spegnimento dell'Altoforno 2 dello stabilimento ex ILVA di Taranto. E' necessario che il Tribunale del Riesame si esprima il più velocemente possibile sul ricorso e sull'istanza che i Commissari straordinari hanno inoltrato in questi giorni per la facoltà di uso dell'impianto anche sulla scorta delle ultime valutazioni sulle condizioni di funzionamento dell'Altoforno stesso e sugli ulteriori possibili interventi di messa in sicurezza [...] Se così non fosse, il 10 ottobre lo spegnimento produrrebbe uno squilibrio insostenibile nei volumi produttivi con un ulteriore drammatico impatto..."

Inutile ricordare che nel corso della conversione in legge al Senato, l'articolo relativo allo Scudo penale è stato soppresso, e che a questo punto l'Azienda ha dichiarato il recesso dal Contratto.

Il decreto-legge del Governo Conte 1 non bloccava la decisione della Magistratura, e quindi si trattava di uno Scudo sostanzialmente inutile. Averlo soppresso, nella conversione, è stata una decisione che non ha interferito per nulla sulla vicenda dell'Altoforno 2 e della sua chiusura per lavori di messa in sicurezza. Quando da parte del Governo Conte 2 si è avanzata l'ipotesi di un ripristino dello Scudo, che sarebbe stato comunque ininfluente rispetto alla vicenda dell'Altoforno 2, AM ha ovviamente detto che non era quello il problema.

C'è invece un braccio di ferro sulla questione della chiusura o meno dell'Altoforno 2, decisa la scorsa estate, quindi molto dopo la stipula del Contratto che è del 2017 e dell'Atto Aggiuntivo che è del 2018. C'è un ricorso sul piano giudiziario rispetto alle misure da prendere per mettere in sicurezza l'impianto che è stato posto sotto sequestro nel 2015 dopo l'incidente mortale sul lavoro. Da allora, su quell'impianto nessuno ha fatto niente. Solo carte bollate.

Tutti sanno che cosa è successo a Taranto, ma nessuno sa come andrà a finire.

Ormai è solo una campagna mediatica, per trovare il colpevole della chiusura.

ILVA, Scudo di cartone e Braccio di ferro.
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